intervista alla ministra per l’Integrazione Cécile Kyenge a cura di Mostafa El Ayoubi – «Riguardo all’integrazione, i figli degli immigrati devono essere considerati come una risorsa e quindi la cittadinanza è il punto fondamentale. Se vogliamo fare delle buone politiche per l’integrazione, dobbiamo avere anche degli strumenti per attuarle. I giovani, quando iniziano la scuola con uno strumento così forte come quello della cittadinanza, vuol dire che iniziano con lo strumento dell’integrazione che gli permette di affrontare il percorso scolastico con un approccio di pari opportunità. Mentalmente, anche dal punto di vista dei rapporti con i compagni, non viene coltivata quella paura dell’altro, quella diversità di accesso ai diritti, accesso ai servizi… quindi sono tutti uguali. I figli degli immigrati devono essere considerati come una risorsa e quindi la cittadinanza è il punto fondamentale.
Cécile Kyenge
Proseguono le polemiche sulla proposta di legge sulla cittadinanza ai nati in Italia sostenuta dal ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge. Urbinati insegna Scienze politiche alla Columbia University di New York e per Laterza ha appena pubblicato «La mutazione antiegualitaria. Intervista sullo stato della democrazia».
Si scrive in abbondanza sulla strana maggioranza che governa il nostro paese dopo le ultime consultazioni elettorali. La politica dell’impunità di Berlusconi (che il Pdl cerca di attuare con l’appoggio addirittura del suo avversario storico, il Pd) è il segno massimo della mostruosità di questo connubio. Ma la stranezza si manifesta anche su altre questioni, per esempio quella dell’inclusione nella cittadinanza dei figli degli immigrati nati in Italia. Qui la distanza tra Pdl e Pd è perfino più radicale. Infatti mentre sull’impunità di Berlusconi il tema del contendere è la legalità (una cosa che in una buona democrazia dovrebbe unire destra e sinistra), sull’inclusione la differenza è tutta politica e ideologica. E la contraddizione insita in quest’alleanza è irrisolvibile.