La creazione di una Chiesa “autocefala” d’Ucraina, benedetta dal patriarcato di Costantinopoli e considerata invece scismatica da quello di Mosca, sta portando l’intera Ortodossia a una crisi epocale. La divergente politica, del Cremlino e di Kiev, e l’irrisolta questione della Crimea, avvelena ancor più l’intricato groviglio.
chiesa ortodossa
Il 5 gennaio a Istanbul il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, presente il presidente ucraino Poroshenko, ha firmato il “tomos” – decreto sinodale – che concede l’autocefalia alla neonata Chiesa ortodossa d’Ucraina; e l’indomani l’ha consegnato al neo-primate Epifanyi. Che il patriarcato di Mosca, furente, considera “scismatico”.
L’autocefalia (indipendenza) della Chiesa ucraina, oggi divisa in tre parti, una delle quali legata al patriarcato russo, proposta dal governo di Kiev, ha portato ad uno scontro frontale tra il patriarcato di Mosca, che si oppone, e quello di Costantinopoli, che l’appoggia. Le drammatiche conseguenze ecclesiali ed ecumeniche di uno scisma intra-ortodosso.
Il papa ha convocato per il 7 luglio, nel capoluogo pugliese, un vertice di leader cristiani per esprimere solidarietà ai cristiani del Medio Oriente perseguitati. Sono attesi tutti i patriarchi ortodossi ma, per ora, sembra che tra essi non vi sarà quello di Mosca, Kirill. Putin, tuttavia, potrebbe fargli cambiare idea.