di Dea Santonico. Comunità Cristiana di Base di S. Paolo Un attacco fascista e omofobo subito giovedì 10 dicembre durante un incontro…
Cipax
In viaggio tra El Salvador e Guatemala, sulle tracce di Romero e Gerardi
di Gianni Novelli
Questa non è una cronaca né tanto meno un reportage di viaggio. È solo un appunto personale e soggettivo di alcuni incontri vissuti dal sottoscritto e dal suo compagno Tonio Dell’Olio in un viaggio dal 23 marzo al 1° aprile 2015 in El Salvador e in Guatemala. Più che di un viaggio si è trattato di un “pellegrinaggio” perché deciso e svolto sulla scia di alcuni “profeti e martiri” dei nostri tempi, amati e venerati. In Salvador: trentacinque anni fa, il 24 marzo 1980, veniva assassinato l’arcivescovo monsignor Oscar Arnulfo Romero. In Guatemala il 26 aprile 1998 veniva pure assassinato il vescovo Juan Gerardi, “martir por la paz”. La motivazione di questo andare alle fonti è stata la “beatificazione” di monsignor Romero decretata quest’anno dal Vaticano con la motivazione del “martirio per la fede”. Per noi era sempre stata valida la parola del vescovo brasiliano Pedro Casaldaliga, che subito dopo l’assassinio di mons. Romero aveva scritto una bellissima preghiera a “San Oscar Romero d’America”, affermando che “il popolo ti ha proclamato santo”. Il desiderio di verificare questa “canonizzazione popolare” ci ha spinto ad affrontare le fatiche e le incognite di questo lungo viaggio, del quale vogliamo fare partecipi almeno alcuni amici.
di Gianni Novelli (per Rinascita cristiana di Roma)
E così monsignor Oscar Romero ce l’ha fatta ad essere proclamato «martire della fede» e poi «beato»! Ci sono voluti trentacinque anni e un papa argentino per far dimenticare l’ostilità incontrata a Roma da vivo e farne riconoscere il martirio. Meno male che subito dopo il suo assassinio (24 marzo 1980) un grande vescovo brasiliano, don Pedro Casaldaliga, rivolse a lui, «San Romero d’America», una preghiera e scrisse «il popolo ti ha proclamato santo». A Roma un altro monsignore si univa ben presto a questa «canonizzazione» popolare. Era il direttore della Caritas romana Luigi Di Liegro che, con alcuni giovani, parrocchie, comunità e associazioni, iniziava ad onorare a Roma Oscar Romero «l’avvocato dei poveri», «la voce di chi non ha voce», «il simbolo dei martiri per la giustizia e la pace».