di Daniela Mazzarella
Roma, 29 febbraio: in una sala del terminal 5 dell’aeroporto di Fiumicino si respira un’aria di felicità. Commozione e gioia hanno accolto 24 famiglie siriane con visto per motivi umanitari; 93 persone, di cui 41 bambini, hanno potuto lasciare il campo profughi libanese di Tel Abbas e raggiungere l’Italia con un regolare volo di linea.
Tutto questo è il frutto di mesi di lavoro e del progetto pilota dei corridoi umanitari promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Tavola valdese, in accordo con i Ministeri degli Esteri e dell’Interno.
Si tratta di un progetto-pilota, il primo di questo genere in Europa, che ha come principali obiettivi quello di evitare i drammatici e rischiosi viaggi con i barconi nel Mediterraneo, quello di impedire lo sfruttamento dei trafficanti di uomini che fanno affari con chi fugge dalle guerre e quello di concedere a persone in “condizioni di vulnerabilità” (ad esempio, oltre a vittime di persecuzioni, torture e violenze, anche famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio italiano
#corridoiumanitari
di Luca Di Sciullo (Centro studi e ricerche Idos)
Grazie al primo corridoio umanitario promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia e Sant’Egidio, centinaia di profughi hanno trovato accoglienza nel nostro paese.
I volti, finalmente. Quelli di una giovane mamma siriana e della sua bambina bisognosa di cure, atterrate a Fiumicino lo scorso 4 febbraio grazie al primo “corridoio umanitario” promosso in Italia dalla Federazione delle Chiese evangeliche e dalla Comunità di Sant’Egidio, con il sostegno, tra l’altro, dell’Otto per mille della Chiesa valdese, riservato a mille profughi in condizioni di vulnerabilità che si trovino in stati limitrofi a quelli di guerra, persecuzione, morte.
I volti, finalmente. Una carne e un incarnato. Tratti umani in cui cercarsi e possibilmente ritrovarsi, riconoscersi. Distinguersi, anche. Prendere le distanze, perfino. Distanze umane, però. È davvero troppo poco, una moneta uguale smerciata ai suoi quattro angoli, per fare identità.