In occasione della XIV giornata del Dialogo Cristiano-Islamico, la rivista Confronti, in collaborazione con gli enti e le organizzazioni che promuovono l’iniziativa, organizza l’incontro di avvio della Giornata, il 27 ottobre, alle ore 16, presso la Facoltà Valdese di teologia, via Pietro Cossa 42, a Roma.
Interverranno all’incontro: Giovanna Maria Iurato, Direzione Centrale degli affari di culto del Ministero dell’Interno; Anna Nardini, Servizio Confessioni religiose della Presidenza del Consiglio; Cristiano Bettega, Conferenza Episcopale italiana; Izzeddin Elzir, Unione delle Comunità e organizzazioni islamiche in Italia, Letizia Tomassone, Commissione Dialogo interreligioso, Fcei, Massimo Cozzolino, Confederazione Islamica Italiana, Marianita Montresor, SAE; Cenap Aydin, Istituto Tevere; Luigi De Salvia, Religioni per la Pace; Omar Camiletti, Centro islamico culturale d’Italia; IlhamAllah Chiara Ferrero, COREIS, Roberto Catalano, Movimento dei Focolari; Giovanni Sarubbi, il Dialogo; Claudio Paravati, Confronti.
Per ulteriori informazioni sulla Giornata del dialogo cristiano-islamico: www.ildialogo.org
dialogo
È giunto alla XVII edizione “Semi di pace”, lo storico progetto promosso da Confronti grazie ai contributi 8 per mille della Chiesa valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi, per dare voce a israeliani e palestinesi impegnati nell’educazione alla pace e al dialogo interreligioso. Dal 22 febbraio al 1° marzo una delegazione composta da sei operatori, che lavorano quotidianamente per il dialogo nelle diverse realtà in Israele e nei Territori palestinesi, sarà in Italia per condividere con il pubblico le proprie esperienze nell’impegno a favore della pace nonché le molteplici analisi sul conflitto. L’edizione del 2015 vedrà il coinvolgimento di sei persone: Yuval Rahamim e Mohammed Alnajjar di Parents Circle-Families Forum; Yehuda Stolov e Rahhal Rahhal, membri dell’Interfaith Encounter Association; e, infine, due operatori sociali e attivisti per i diritti umani: l’israeliana Amalia Wiesel, membro dell’associazione Road to Recovery, e il palestinese Marwan Alfararja, dell’organizzazione Holy Land Trust.
La conferenza stampa di presentazione del progetto si è tenuta martedì 24 febbraio nella Sala stampa della Camera dei Deputati. Sarà possibile, inoltre, conoscere la delegazione in occasione dell’incontro pubblico che avrà luogo mercoledì 25 febbraio, ore 18, presso la Chiesa metodista di via Firenze 38, Roma.
a cura del Comitato Promotore nazionale della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico
L’approvazione da parte della Regione Lombardia di una legge che limita la possibilità di realizzare luoghi di culto, con l’obiettivo dichiarato di impedire la costruzione di moschee, viola la “Dichiarazione universale dei diritti umani” dell’ONU, l’art. 6 del Trattato dell’Unione Europea (e art. 17 del Trattato di Funzionamento UE) e la nostra Costituzione agli articoli 2 (tutela dei diritti fondamentali), 3 (principio di uguaglianza), 8 (tutela delle confessioni religiose), 19 e 20 (libertà di culto).
La libertà religiosa, peraltro, è calpestata anche da molti organi di informazione che, quotidianamente ed in modo esasperante, diffondono notizie, spesso non verificate o false, che tendono a creare un clima di intolleranza e violenza verso i credenti musulmani prendendo spunto dalle azioni di gruppi terroristici, se-dicenti islamici, negando così di fatto il principio costituzionale sancito dall’art. 27 il quale stabilisce che “la responsabilità penale è personale”.
(All’interno il link per aderire all’appello)
di Giorgio Gomel, economista e membro del CD dello IAI, è membro di JCALL, un’associazione di ebrei europei impegnata nel sostegno alla soluzione “ a due stati” del conflitto israelo-palestinese (www.jcall.eu)
L’immobilismo del governo di Israele, incapace di un’iniziativa coraggiosa di pace verso i palestinesi e colpevole di compunta indifferenza verso l’offerta di pace e di normali rapporti avanzata dalla Lega araba nel lontano 2002 e reiterata di recente, il fallimento dei negoziati condotti con la mediazione americana fino alla scorsa primavera, la guerra inutilmente distruttrice fra Israele e Hamas, la continua espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, il ritorno alla violenza soprattutto a Gerusalemme allorchè il vuoto della politica spinge all’estremismo nelle due parti in lotta, hanno spinto l’Autorità palestinese a ottenere il riconoscimento dello stato di Palestina da parte dell’ONU, con una risoluzione da sottoporre al Consiglio di sicurezza entro dicembre. Tutto ciò è una sconfitta per tutti e un motivo di frustrazione profonda per coloro , come noi, che ritengono che una soluzione del conflitto negoziata tra le parti e basata sul principio di “due stati per due popoli” sia una necessità pragmatica e irrinviabile sia per gli israeliani che per i palestinesi.
Gesti insopportabili, come l’attentato – definito «atto eroico» da Hamas – di due palestinesi in una sinagoga di Gerusalemme, e decisioni programmatiche del governo Netanyahu, come il continuo espansionismo degli insediamenti nella Cisgiordania occupata, stroncano ogni possibile processo di pace. E, intanto, in Siria, in Iraq e in Libano la situazione si aggroviglia, e rischia di infiammare l’intero Medio Oriente.
Non si può che esprimere riprovazione e condanna assolute per il gesto di due giovani palestinesi che il 18 novembre, gridando Allah o akbar («Dio è il più grande»), sono entrati nella sinagoga Kehilat Bnei Torah, situata nella parte più occidentale di Gerusalemme, ed hanno ucciso quattro rabbini intenti alla preghiera, e poi un poliziotto, prima di essere a loro volta freddati. Con il loro gesto fanatico di profanare un luogo di culto, dando un carattere religioso alla loro azione, i due palestinesi ventenni di Gerusalemme-Est potrebbero innescare, da parte israeliana, reazioni a catena tali da incenerire ogni ipotetico processo di pace.
Cristiani e musulmani contro ogni violenza e guerra nel nome di Dio
Appello dei promotori della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico
Ancora violenza e guerra nel nome di Dio. La cronaca continua a mostrarci terribili rituali di morte, ancora più blasfemi perché compiuti invocando una fede e una tradizione religiosa. Come credenti di diverse tradizioni spirituali, cristiani e musulmani che da anni sono impegnati in un cammino comune, ribadiamo che il nostro comune futuro sta nel dialogo e nella convivenza, nel rispetto reciproco e nella mutua comprensione di quello che siamo e delle ragioni che animano i nostri cuori. Negli anni questo impegno comune ha prodotto frutti importanti e insieme, cristiani e musulmani di buona volontà, siamo riusciti a respingere la suggestione di uno scontro tra le nostre tradizioni religiose che ci mettesse gli uni contro gli altri e impedisse ogni forma di dialogo e di costruttiva convivenza. Grazie al cammino percorso, oggi possiamo denunciare insieme le atrocità di cui in vari paesi del mondo sono vittime sia i cristiani che i musulmani, colpiti da fanatiche dottrine dell’odio e dell’intolleranza che nulla hanno a che fare con i valori e la spiritualità che stanno alla base delle nostre tradizioni religiose. Denunciamo chi ha incoraggiato, armato ed organizzato – per calcolo o per interesse – gruppi oggi incontrollabili mossi da logiche e obbiettivi folli (segue all’interno)
di Michele Lipori
La situazione del conflitto israelo-palestinese è riesplosa brutalmente. A giugno sono stati rapiti tre ragazzi israeliani e ritrovati barbaramente trucidati. All’inizio di luglio un ragazzo palestinese è stato trovato morto carbonizzato a Gerusalemme. Due atti criminali condannati senza se e senza ma da tutti coloro – tra cui la nostra rivista – i quali si battono per il dialogo e la pace tra israeliani e palestinesi. Lo scontro violento in atto tra le forze di sicurezza israeliane e i palestinesi scesi in piazza, in seguito a questa escalation, allontana ancor di più la speranza di una pace giusta e duratura. Questa situazione rende sempre più difficile l’impegno di chi si pone come facilitatore del dialogo tra i due popoli.
A giugno alcuni volontari della nostra rivista hanno preso parte al viaggio di approfondimento organizzato da Holy Land Trust nell’ambito del progetto «Beyond the wall», nel corso del quale hanno potuto incontrare organizzazioni – israeliane e palestinesi – impegnate nel dialogo e nella riconciliazione.
di Mazen Faraj e Dubi Schwartz, ceo associati Forum famiglie delle vittime israelo-palestinesi – Ramy ha perso la figlia Smadar di tredici anni nel 1997, Bassam Abir ha perso una figlia di dieci anni nel 2007, Roby ha perso nel 2002 suo figlio David di ventinove anni, e Bushra nel 2008 ha perso suo figlio Mahmoud che aveva diciotto anni. Queste persone, e molte altre (circa 600 famiglie) fanno parte di Parents’ circle, il Forum delle famiglie vittime del conflitto israelo-palestinese che operano per la pace e la riconciliazione. Si tratta di famiglie israeliane e palestinesi che hanno dovuto pagare il prezzo più alto: tutti i soci del forum hanno perso un membro della famiglia a causa del conflitto. Oggi sono coinvolte, insieme, in un processo educativo pubblico che promuove il riconoscimento reciproco del dolore e della sofferenza come base di un processo di riconciliazione tra i due popoli con il fine di spezzare per sempre il ciclo del dolore. «Se ci riusciamo noi», dicono, «possono farlo tutti».
Intervista al monaco benedettino Laurence Freeman, che guida la Comunità mondiale per la meditazione cristiana. Nata nel 1975 da un gruppo di laici radunati in un’abbazia di Londra da John Main, la Comunità coniuga la vita benedettina con la pratica della meditazione, con grande attenzione al dialogo interreligioso e di pace.
Per maggiori informazioni sulla Comunità mondiale per la meditazione cristiana: http://www.wccm.org/ – http://www.meditazionecristiana.org/