di Giancarla Codrignani (giornalista, scrittrice e già parlamentare)
La recente sentenza della Cassazione in materia di assegno di divorzio in realtà cambia la situazione molto meno di quanto si creda.
divorzio
di Luigi Sandri
Quarant’anni fa Vaticano ed episcopato – salvo eccezioni – si batterono per far vincere il Sì all’abrogazione della legge sul divorzio; ma vinse il No, per il quale si impegnarono anche molti cattolici, del disagio e del dissenso. E le gerarchie, sconvolte, scoprirono un paese laico, secolarizzato e con il gusto per la libertà di coscienza. Sembra preistoria, eppure – storicamente parlando – è solo ieri: ci riferiamo alle vicende collegate al referendum sulla legge del divorzio, che ebbe luogo in Italia quarant’anni or sono, il 12 e 13 maggio 1974. Raccontare un pochino il «come eravamo», soprattutto a chi quei tempi non ha vissuto, ci sembra interessante, perché quella data, simbolicamente, può essere ritenuta uno spartiacque sia nella Chiesa cattolica – a livello di Santa Sede e di Italia – sia nella società. Il dilemma Sì-No lacera la Chiesa cattolica. Da sempre quasi tabù nel mondo politico italiano, l’idea di introdurre una legge sul divorzio prese vita formalmente nel 1965, quando i radicali, con ardire, crearono la Lega italiana per l’istituzione del divorzio; da parte loro, due deputati, il socialista Loris Fortuna e il liberale Antonio Baslini unificarono le loro proposte sul divorzio che, infine, il primo dicembre 1970 divenne legge dello Stato. La Dc, pur contraria al testo, tenne a bada i suoi esponenti più antidivorzisti che volevano fare ostruzionismo.