di David Meghnagi. Psicologo e psicanalista, ideatore e direttore del Master internazionale di secondo livello in Didattica della Shoah presso l’Università Roma…
ebraismo
di Giorgio Gomel. Economista, è membro dell’Istituto Affari Internazionali (IAI), del Comitato direttivo di Jcall-Italia e dell’organizzazione Alliance for Middle East Peace…
di Giogio Gomel. Economista, è membro dell’Istituto Affari Internazionali (IAI), del Comitato direttivo di Jcall-Italia e dell’organizzazione Alliance for Middle East Peace…
di Stefano Allievi. Sociologo, Professore di Sociologia presso l’Università degli studi di Padova. A fronte di un tempo profano che è storico,…
di Michele Lipori. Redazione Confronti Nella serie “Unorthodox” di Netflix i riflettori sono puntati sulle ultra-ortodosse negli Stati Uniti d’America e in…
Tira brutta aria in questo nostro Paese dalla memoria corta. I segnali c’erano ma, come spesso ci capita, anche in questo caso ci siamo lasciati sorprendere dal fatto che si sta facendo largo a grandi passi l’aspirazione al pensiero unico, con aumentata intolleranza verso i refrattari all’omologazione.
Recenti fatti di cronaca fanno emergere il pregiudizio antiebraico, mai sopito, di certe frange politiche e “culturali”. Pensare a questi casi come isolati sarebbe un grande errore. Al contrario, analfabetismo religioso e disinformazione diffusa sono due elementi da prendere in considerazione se si vogliono trovare delle strategie educative efficaci a scuola e altrove.
La tradizione ebraica considera gli animali esseri senzienti, dotati di un’anima. Perciò viene più volte riaffermato il principio di evitare, se possibile, di provocar loro dolore. I grandi leader biblici furono pastori e quella fu la loro “palestra” per guidare il popolo. La sfida è di confrontarsi con chi, umano o animale, non ha voce e non ha potere di opporsi.
Nella tradizione ebraica molte riflessioni portano a vedere nella biodiversità del nostro Pianeta un’espressione della gloria del Creatore, una prova della Sua creatività straordinaria. Per questo, oggi più che mai, è importante far proprio un paradigma di presa di coscienza, di cura e rispetto. Una responsabilità condivisa per il bene di tutti.
All’interno della concezione del perdono ebraica è possibile individuare tre elementi distintivi: l’obbligo di perdonare è sottoposto al pentimento da parte di chi ha compiuto l’offesa; non tutte le colpe possono essere perdonate; non è possibile perdonare a nome di qualcun altro. D’altro lato chi è stato offeso non deve essere eccessivamente duro.
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