Molti osservatori, temendo uno tsunami euroscettico, hanno dato un sospiro di sollievo dopo i risultati delle elezioni. Tra i Paesi fondatori dell’Ue, l’Italia è il solo dove vince ed è al potere una maggioranza assoluta sovranista, con conseguenze negative sulla sua influenza. Nessuno dei suoi partiti sarà nei principali gruppi politici del Parlamento.
elezioni europee
di Felice Mill Colorni
Le elezioni europee non sono ancora mai state del tutto europee. Lo diventeranno se e quando eleggeremo il Parlamento con la stessa legge elettorale e voteremo per partiti europei, per formare un esecutivo europeo. Per ora sono le leggi statali a stabilire il sistema elettorale. Si eleggono, separatamente, e perfino in date parzialmente diverse, i deputati europei «spettanti» ai diversi Stati membri. E l’«esecutivo» europeo è ancora oggi nominato con una complessa procedura prevista dal trattato di Lisbona, che, se riconosce al Parlamento maggiori poteri di prima, non arriva al punto di richiedere che esista fra il Parlamento e la Commissione lo stesso rapporto di fiducia che è richiesto fra Parlamento e governo nelle democrazie dei paesi membri.
di Adriano Gizzi
Per mesi i media hanno preparato l’opinione pubblica al fatto che con le elezioni europee si sarebbe abbattuta un’ondata euroscettica e «anti-europea» su tutto il continente. Spesso, però, hanno dimenticato di analizzare e spiegare come e perché nascono le critiche verso alcune scelte compiute dall’Unione europea. I cittadini vengono così divisi in pro e contro l’Europa: la possibilità di essere a favore dell’unità, ma per andare in una direzione diversa, non viene presa in considerazione.
Come previsto da tutti, le elezioni europee di maggio hanno segnato il trionfo dei cosiddetti «euroscettici»: categoria molto vaga, che può essere più o meno estesa a seconda dei punti di vista. Potremmo comprendere in questa definizione tutti i critici verso le politiche portate avanti in questi anni da popolari, socialisti e liberali nel Parlamento europeo. Ma quest’area vasta (ormai quasi al 40%) è anche molto eterogenea e comprende forze politiche moderate ed estremiste, di destra, di sinistra e senza etichetta. C’è tutto e il suo contrario: pacifisti e ultranazionalisti, difensori dei diritti umani e beceri razzisti, fini intellettuali e populisti, amici degli animali e neonazisti. Non tutti i media sono stati attenti a distinguere, per cui per esempio è capitato che qualcuno definisse «euroscettici» i nazisti greci di Alba dorata.
di Giuseppe Giulietti
Milioni di italiani non hanno gradito una campagna elettorale sguaiata, urlata… Come utilizzerà ora Renzi questa investitura popolare? La riterrà un via libera su tutto, una promozione del governo con Alfano, un “sí” anche ad eventuali alleanze con Berlusconi? Oppure la utilizzerà per “cambiare verso” davvero all’Italia e preparare lo schieramento che dovrà affrontare le prossime elezioni politiche? Le prossime mosse saranno decisive e faranno capire la direzione di marcia.
«Fortunato di essere in Italia». Questa la prima paradossale sensazione, mentre guardo i risultati che arrivano dal resto d’Europa. Altrove razzisti, neonazisti, neofascisti raggiungono percentuali a due cifre: dalla Francia alla Danimarca, dalla Grecia all’Ungheria… qui sono restati al palo, non sono, almeno per ora, in condizione di nuocere. Per una volta l’infelice anomalia italiana ha avuto la meglio sulla infelicissima norma europea e non ci sembra poca cosa anche perché, pure a casa nostra, erano risuonate le parole della discriminazione, della xenofobia, della caccia allo straniero e al diverso.
Le elezioni europee del 6 e 7 giugno – intese come votazioni per eleggere i deputati al Parlamento europeo – sono andate molto male per le sinistre nel loro complesso