di Giulio Marcon
Da troppo tempo si discute dell’anacronismo e dell’insostenibilità dei parametri del Patto di stabilità e ora del fiscal compact, che stanno distruggendo il welfare ed i diritti sociali. Potremmo fare l’antologia di tutte le dichiarazioni di ex presidenti del Consiglio, di ex ministri dell’Economia e delle Finanze, di ex presidenti della Commissione europea e del Parlamento europeo che definiscono senza senso, arbitrari, stupidi e insostenibili questi parametri. Anche l’attuale presidente del Consiglio ha definito anacronistici questi parametri, eppure si continua come sempre in una politica suicida che alimenta la disoccupazione e la depressione economica della produzione. È questa una politica economica che pensa non ci sia bisogno del welfare perché ci pensa la filantropia, che pensa non ci sia bisogno di politica industriale perché intanto ci pensa il mercato. E che pensa che non ci sia bisogno di una politica del lavoro perché basta la liberalizzazione del mercato del lavoro. È questa una politica economica che pensa che la causa della crisi sia quella del debito pubblico, ma non si accorge che sono i mercati finanziari che nel 2007 hanno originato questa crisi. In questi anni, invece di fare il «contropelo» ai mercati finanziari, gli abbiamo «lisciato il pelo».
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