di Amarilda Dhrami. Giornalista La striscia di Gaza rimane al centro del conflitto israelo-palestinese, e di ripetute guerre tra Israele e Gaza…
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di Claudia De Martino. Cultrice presso la cattedra Political Thought for Colonization and Decolonization al dipartimento Coris della Sapienza. Tutte le guerre…
di Luigi Sandri. Redazione Confronti Il Consiglio ecumenico, le Chiese della Città santa, il patriarca latino attuale di Gerusalemme, Pizzaballa, e l’emerito,…
di Marzia Coronati. Giornalista Rai RadioTre. L’incontro con R. è avvenuto alla scuola di italiano di Casetta Rossa a Roma, nel quartiere…
di Giorgio Gomel. Economista, è membro dell’Istituto Affari Internazionali (IAI), del Comitato direttivo di Jcall-Italia e dell’organizzazione Alliance for Middle East Peace…
Il piano massiccio di investimenti del duo Trump-Kushner indirizzati a risollevare l’economia palestinese, ormai prossima al collasso. Sviluppo e prosperità economica sono una condizione necessaria ma allo stesso tempo un’azione di mediazione volta a risolvere il conflitto non può prescindere da una soluzione politica “a due stati”, che gli Stati Uniti hanno sempre sostenuto e che in questi ultimi mesi hanno decisamente contraddetto.
Le critiche più importanti alla “Legge Fondamentale” presentata recentemente alla Knesset col nome “Israel as the Nation State of the Jewish People” (approvata il 18 luglio 2018) è che nell’affermare i principi ebraici non garantisca l’uguaglianza alle minoranze (cittadini d’Israele), in primis quella araba.
Drammatiche vicende, ai confini tra Israele e la striscia di Gaza, hanno segnato i giorni in cui lo stato ebraico celebrava i settant’anni dalla sua nascita (che i palestinesi chiamano “nakba”, il disastro). Intanto gli Stati Uniti d’America – per mandato del loro presidente, Donald Trump – ufficialmente trasferivano la loro ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme.