di Simonetta Salacone, già dirigente scolastica della scuola «Iqbal Masih» di Roma.
Cosa è possibile salvare e cosa è da rigettare nella legge di riforma chiamata dal governo «la buona scuola»? A questa domanda mi è difficile rispondere, poiché la legge n. 107 approvata dal Parlamento conserva tutti i difetti dell’impianto iniziale che ho già evidenziato (vedi Confronti 6/2015) e che sono poi quelli denunciati dalla stragrande maggioranza di docenti, personale amministrativo e dirigenti scolastici, studenti, nonché dalla parte più avvertita dei genitori e dei cittadini comuni sufficientemente informati e preoccupati per le sorti di un’istituzione fondamentale per la democrazia e lo sviluppo del paese. All’articolato sono state apportate alcune modifiche importanti, anche se non sostanziali, a seguito del dibattito parlamentare. Solo per fare alcuni esempi: è stato recuperato il ruolo del Collegio dei docenti nella predisposizione del Piano dell’offerta formativa (Pof) e quello del Consiglio di istituto nell’adozione dello stesso; è stata indicata una diversa destinazione delle somme che saranno versate dai privati, una parte delle quali andrà in un fondo che il Ministero redistribuirà alle scuole in base al bisogno; è stato ridotto il numero delle deleghe al governo.
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