A causa della guerra vi sono almeno 8 milioni di ucraini rifugiati nei diversi Paesi europei. Di questi almeno l’80% è costituito da donne e bambini. Dunque ogni piano di sostegno straordinario – nazionale o europeo – dovrà tener conto necessariamente di aspetti di genere (lavoro in primis) e di tutela dell’infanzia.
guerra
A un anno dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina il fronte delle ostilità coinvolge anche le religioni. L’Institute for Religious Freedom – un ente di ricerca indipendente con sede a Kiev – mette in guardia su danneggiamenti e distruzioni arbitrarie operate dall’Esercito russo nei confronti dei luoghi di culto di ogni confessione in Ucraina. Il rischio è che il patrimonio storico e spirituale del Paese subisca dei danni irreparabili.
La Repubblica democratica del Congo, il cui fragile governo ha da tempo spalancato le porte alle truppe straniere, è un laboratorio politico-militare dove si continuano a sperimentare le più ardite alleanze e rappresenta un tassello importante del puzzle della Terza guerra mondiale “a pezzi”.
Molto atteso il viaggio papale nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan previsto tra il 31 gennaio e il 5 febbraio prossimi. I due Paesi africani, squassati dai conflitti, saranno una prova impegnativa per le doti diplomatiche di Francesco, che dovrà districarsi in un ginepraio di violenza.
Grande è il dibattito, soprattutto in seguito allo scoppiare del conflitto russo-ucraino, su quali siano (o dovrebbero essere) i rapporti tra Chiese e politica. Storicamente si possono individuare dei “tipi ideali”, anche se nella realtà si incontrano in forme miste e “contaminate”.
Il racconto della migrazione di Andrea Segre
Dopo i lungometraggi Io sono Li, La prima neve, L’ordine delle cose, con Trieste è Bella di Notte Andrea Segre torna a parlare di migrazione, in particolare della rotta balcanica.
Tra le preoccupazioni conseguenti allo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, una delle maggiori era quella del rischio “contagio”, soprattutto nei Balcani e – per la storica vicinanza con la Russia – in Paesi come la Serbia, candidata all’adesione all’Unione europea.
Le evoluzioni, soprattutto in conseguenza alla guerra tra Russia e Ucraina, sembrano mettere in discussione l’idea di mondo che speravamo si potesse costituire. Il rischio è che le classi dirigenti operino un vero e proprio ritorno a un passato in cui la guerra è la dinamica costituente.
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