Il prossimo 24 ottobre alle ore 10.30 presso il Teatro Orione a Roma, e in contemporanea in tutte le regioni e province…
Idos
di Paolo Naso. Coordinatore di Mediterranean Hope – Programma rifugiati e migranti della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), docente di…
Straniero 1 studente su 10, ma in 3 casi su 5 è nato in Italia: nuove priorità per la scuola multiculturale
Nell’imminenza della riapertura delle scuole, in Italia le classi saranno ancora spiccatamente multiculturali. Secondo i dati raccolti nel Dossier Statistico Immigrazione 2018, che il Centro Studi e Ricerche IDOS, in partenariato col Centro Studi Confronti, presenterà il prossimo 25 ottobre, sono stati 826.000 gli iscritti di cittadinanza straniera nell’a.s. 2016/2017, circa un decimo (9,4%) della popolazione scolastica complessiva.
Tanti gli emigrati italiani quanti nell’immediato dopoguerra: oltre 250.000 l’anno
Tanti gli emigrati italiani quanti nell’immediato dopoguerra: oltre 250.000 l’anno
Anticipazioni del Dossier Statistico Immigrazione 2017 di Idos e Confronti.
di Antonio Ricci
La strategia scelta nel summit informale dei capi di Stato e di governo dell’Ue sembra essere ancora una volta quella di puntare sui rimpatri e sulla esternalizzazione delle politiche.
Alla presentazione nazionale del Dossier Statistico Immigrazione 2016 (le altre sono avvenute in tutte le Regioni e le Province Autonome), è stata…
di Maria Paola Nanni
(Centro studi e ricerche Idos)
Le contraddizioni e le inefficienze del meccanismo previsto dal Regolamento Dublino. Le norme dell’Ue in materia di diritto d’asilo sono del tutto inadeguate a fronteggiare la crisi in corso e a garantire accoglienza e tutela a chi fugge in cerca di protezione.
L’eccezionale afflusso di persone in fuga, in cerca di sicurezza e protezione, che preme ai confini dell’Unione europea e attraversa i suoi territori, lungo rotte continuamente ridefinite dagli stessi indirizzi di governo dei paesi interessati (sbarrate da reti metalliche e filo spinato e poi ri-avviate da passaggi che ora si aprono ora si chiudono, sulla falsariga dei delicati equilibri politici dell’eurozona), sta segnando un’epoca, la nostra. Ma di che segno si tratta?
Senza dubbio, siamo di fronte a uno scenario “inedito”, tanto in termini qualitativi che quantitativi, che chiama le istituzioni nazionali e comunitarie a una sfida che, però, si trascina ormai da anni, spostandosi nei suoi risvolti più drammatici da una frontiera all’altra, da un muro all’altro, da Lampedusa a Ventimiglia, da Lesbo a Idomeni. E questo senza che nel frattempo si siano sviluppate risposte adeguate ed efficaci, a partire dal piano normativo e dalla sua fondamentale funzione di regolazione.
di Ugo Melchionda (presidente del Centro studi e ricerche Idos)
Che ne è dell’accordo di Schengen, uno dei cardini della Costituzione dell’Unione europea, che prevede(va) la libera circolazione dei cittadini europei dal suo punto più a nord (Nuorgam, Finlandia) al suo punto più a sud (Akrotiri, Cipro) e dal suo punto più a ovest (Fajã Grande, Azzorre, Portogallo) al suo punto più a est (Ayia Napa, Cipro)?
Negli ultimi mesi abbiamo assistito e stiamo ancora assistendo ad un effetto domino che sembra inarrestabile: la Svezia ha ripristinato i controlli alla frontiera con la Danimarca, che a sua volta ha reintrodotto i controlli ai confini con la Germania; questa ha introdotto controlli ai confini con l’Austria, che ha chiuso le frontiere e sospeso i treni di migranti provenienti da Ungheria; quest’ultima ha costruito un muro al confine con la Slovenia; la quale, riportano i media, sta valutando l’idea di munirsi di barriere protettive sul confine con la Croazia; paese con il quale l’Italia è allertata (da zelanti giornalisti) a chiudere le frontiere, mentre la Francia, che aveva già temporaneamente ripristinato più volte i controlli alla frontiera con l’Italia sembra pronta a rifarlo al minimo cenno di crisi. Per non parlare della Gran Bretagna.
Centro Studi e Ricerche IDOS
Istituto di Studi Politici S. Pio V
Giovedì 18 febbraio 2016, ore 16.30
ROMA – AUDITORIUM VIA RIETI
Via Rieti, 13 (nei pressi di Piazza Fiume)
OSSERVATORIO ROMANO
SULLE MIGRAZIONI
Undicesimo Rapporto
di Claudio Paravati
Oggi in Italia possiamo parlare di un «nuovo pluralismo religioso», dovuto in buona parte all’arrivo di comunità differenti, portatrici anche di religioni prima non presenti nel paese. Tra i molti dati del Dossier Statistico Immigrazione 2015, vi sono anche le nuove stime dell’appartenenza religiosa riguardo alla popolazione straniera. Classificare le persone secondo il credo non è un’operazione semplice e sarebbe sbagliato farlo «meccanicamente» sulla base del paese d’origine.
Che siano «ponti di Babele» invece che «torri», di pluralità è comunque necessario parlare oggi forse più che ieri, in un’Italia che faticosamente prende coscienza di essere terra di religioni, al plurale, e non solo di religione, una, santa e universale. Capita che, quando se ne accorga, subito dopo si faccia prendere dal timore di perdere la propria presunta «identità». O almeno c’è chi dice così: persino su importanti e diffuse testate nazionali c’è chi propone lo schema della reciprocità non solo per i diritti, tra cui quello di costruire i luoghi di culto, ma persino per il dialogo tra le religioni.
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