di Ludovico Basili, ecologista I ragazzi del movimento Fridays for future (Fff) che nell’era pre Covid sono riusciti a mobilitare milioni di…
inquinamento
Tornare al “prima”, ma diversamente. Il COVID come interfaccia tra crisi ambientale e crisi sociale
(intervista a Vittorio Cogliati Dezza a cura di Claudio Paravati) Il Forum Disuguaglianze e Diversità ha ricordato ciò che è importante per…
di Gaetano De Monte Si è svolto giovedì scorso il primo degli appuntamenti organizzati on line dal Cdca (Centro di documentazione sui…
Sei estati dopo il sequestro della più grande fabbrica italiana perché secondo i magistrati di Taranto: “produceva malattie e morte”, cosa è cambiato all’Ilva. Sette operai morti sul lavoro, centinaia di persone che ogni anno continuano ad ammalarsi nei quartieri vicini alla fabbrica. Un processo per disastro ambientale tuttora in corso, dodici decreti di legge, decine e decine di tavoli ministeriali. L’ultimo vertice, forse decisivo, tra i sindacati metalmeccanici, il ministero dello sviluppo economico e la multinazionale Arcelor Mittal, che si era aggiudicata a giugno scorso la gara per rilevare la fabbrica, bandita dal ministro precedente Carlo Calenda, si è concluso qualche giorno fa.