di Sara Hejazi (giornalista e antropologa)
In Non sparate sul turista – ormai un classico dell’antropologia del turismo – Duccio Canestrini ricorda che viaggiare è sempre stato ed è tuttora il modo più comune per conoscere e interessarsi ad altre culture.
Ma, precisa, oggi chi viaggia diventa sempre più spesso «viaggiatore immacolato»: cioè un nuovo tipo umano che finisce per barricarsi dentro un «viaggio senza macchia». Si tratta di un genere di esperienza che deve, fin da subito e il più possibile, corrispondere sia all’idea che uno già ha del luogo in cui deve recarsi, sia a quello che c’è scritto sulla guida Lonely Planet. Un’idea nitida e pulita, senza macchie.
Come se l’altro, l’esotico, dovesse attenersi ad un copione già scritto su di lui, ma non per lui.
E più il viaggiatore si barrica nel suo libricino e nella sua lista di cose che si aspetta di vedere e di fare, più si sente minacciato. Da possibili attentati, da disastri aerei, certo, ma anche dalla diversità tout court, quella cioè inaspettata, non descritta in precedenza, non trovata su internet.
Iran
intervista di Mostafa El Ayoubi ad Ibrahm Farhat (direttore generale della televisione libanese Al Manar)
Le complesse vicende politiche del Libano, un paese da sempre oggetto di ingerenze esterne. Il caso di un canale televisivo “scomodo”: la libanese Al Manar, come spiega il suo direttore in questa intervista, ha subito tentativi di oscuramento da parte di vari paesi.
Il Libano vive da diversi anni una crisi politica e sociale preoccupante. Ad oggi le varie fazioni politiche non riescono a mettersi d’accordo per l’elezione del presidente della Repubblica, il parlamento è paralizzato, l’economia è al tracollo e il terrorismo comincia a prendere piede anche in questo paese. In un’intervista esclusiva a noi di Confronti, il direttore generale della tv libanese “Al Manar”, Ibrahm Farhat, delinea le principali cause di questa impasse.
di Mostafa El Ayoubi
La Turchia è un Paese in concorrenza sia politico-militare sia religiosa con le altre potenze del Medio Oriente, in particolare Arabia Saudita e Iran. Con la prima, si trova in conflitto sulle questioni che riguardano un altro importante paese dell’area, l’Egitto: la Turchia sostiene i fratelli musulmani, defenestrati dal colpo di Stato del generale al-Sisi, mentre l’Arabia Saudita appoggia – anche economicamente – il governo dei militari. In Siria, invece, gli interessi della Turchia e dell’Arabia Saudita convergono. L’Iran resta comunque l’avversario più difficile.
La Turchia, per la sua storia e per la sua posizione geografica, è un attore politico di rilievo nello scacchiere geopolitico del mondo islamico, in quello arabo in particolare. Essa si contende oggi, con l’Arabia Saudita e l’Iran, il primato nella regione del Medio Oriente sia dal punto di vista politico-militare che da quello religioso.
Mostafa El Ayoubi
Il 30 giugno prossimo dovrebbe essere siglata l’intesa raggiunta ad aprile sul nucleare iraniano. La preoccupazione dei paesi arabi del Golfo, in particolare l’Arabia Saudita, e soprattutto la contrarietà assoluta di Israele, che vede l’Iran come una minaccia gravissima. Soddisfatto Obama, ma la maggioranza repubblicana del Congresso è contraria alla linea di apertura all’Iran. Le ragioni che hanno portato gli Stati Uniti a cambiare strategia e le importanti trasformazioni geopolitiche nella regione mediorientale.
L’accordo preliminare sul nucleare tra l’Iran e il gruppo 5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu più la Germania), firmato a Losanna all’inizio di aprile, costituisce un nuovo elemento importante da tenere in considerazione nel complesso puzzle geopolitico del Levante e del Golfo. Salvo imprevisti, il 30 giugno prossimo verrà siglata l’intesa che metterà fine a più di trent’anni di sanzioni ed embarghi imposti dagli Usa e dall’Ue al governo di Teheran, con l’impegno di quest’ultimo di rinunciare alla produzione del nucleare per scopi militari, l’atomica in sostanza!
intervista a Domenico Losurdo
(Filosofo e storico, ha insegnato Filosofia della storia all’Università di Urbino)
«In tutto il Medio Oriente, nella lotta contro i regimi laici scaturiti dalle rivoluzioni anticoloniali (che hanno fatto seguito alla Seconda guerra mondiale) e contro i movimenti di liberazione nazionale collocati su posizioni laiche, l’Occidente ha fatto appello alla religione e al fondamentalismo religioso: così in Iraq, Libia, Siria, Palestina, dove Israele a suo tempo appoggiò Hamas contro l’Olp di Arafat».
«Prima che si accentui il loro declino, gli Usa tentano di perpetuare la loro egemonia mondiale, avvalendosi della loro permanente superiorità militare al fine di estendere e rafforzare il controllo sulle aree geopoliticamente decisive del pianeta».
di Mostafa El Ayoubi
Il Medio Oriente è una delle arene geopolitiche dove Usa e Russia si combattono per difendere o estendere ognuno i propri interessi. Anche l’attuale crisi ucraina contribuirà a complicare la situazione in questa martoriata regione del mondo.
L’attuale grave crisi diplomatica tra Washington e Mosca scoppiata intorno alla questione ucraina avrà delle conseguenze dirette sulla situazione geopolitica nel Medio Oriente. In particolare questo scontro si rifletterà sulla guerra in Siria, sul nucleare dell’Iran e anche sul conflitto israelo-palestinese. Quando tre anni fa è scoppiata la ribellione armata in Siria, gli Usa/Nato avevano calcolato che nel giro di pochi mesi al Assad sarebbe caduto, come è avvenuto per Gheddafi in Libia. Ma la reazione della Russia (e della sua alleata Cina) ha scombinato tali calcoli. Diversamente da quanto ha fatto nel caso della Libia, il Cremlino si è opposto fermamente all’intervento militare in Siria. La mossa di Mosca è stata ovviamente dettata dai suoi interessi geopolitici nel Medio Oriente. La destabilizzazione della Siria – messa in atto dal governo americano e dai suoi alleati – aveva come obiettivo togliere di mezzo al Assad e sostituirlo con un governante alleato ed estendere quindi la sua totale egemonia sull’intero Medio Oriente. Questa operazione avrebbe ridotto a zero l’influenza della Russia nella regione. Occorre ricordare che l’unica base militare russa che le consente di essere presente nel Mar Mediterraneo si trova a Tartus, in Siria.
A un anno dalla rielezione del presidente Ahmadinejad, non si parla più delle proteste di quella che è stata definita l’«onda verde».…
Donne e giovani protagonisti del movimento. Intervista ad Ahmad Rafat
Il movimento verde – spiega il fondatore dell’associazione Iniziativa per la libertà d’espressione in Iran – non è ideologico, ma è nato…
Senza dubbio – sostiene lo storico Cardini – il governo iraniano abusa dei suoi poteri e non rispetta alcuni diritti umani. Questo…