di Luigi Sandri. Redazione Confronti Nel suo pellegrinaggio in Iraq, un Paese distrutto da decenni di guerree violenze, Francesco ha invitato tutti…
Iraq
Neanche un secolo intero di pace. La testimonianza di Rayan Atto, prete caldeo
di Rayan Atto. Parroco della comunità caldea di Göteborg (Intervista a cura di Luca Attanasio) «Nella terra di Abramo non abbiamo mai…
40 anni fa la guerra Iran-Iraq, dalle morti in trincea alla Raffaello affondata da Saddam
di Luciana Borsatti. Giornalista e scrittrice Il 22 settembre 1980 le truppe irachene invasero l’Iran sia da Nord, nel Kurdistan, che da…
Abbiamo intervistato Renzo Guolo, docente di Sociologia delle religioni all’Università di Padova, membro della Sezione di sociologia della religione dell’Associazione italiana di sociologia (Ais). Vasto il campo di interesse delle sue ricerche: il rapporto tra religione e politica; i fondamentalismi contemporanei; i processi di radicalizzazione; l’islam in Europa; società e politica nei paesi islamici; conflitti e processi d’integrazione nelle società multiculturali.
di Domenico Chirico, direttore dei programmi di Un ponte per…, operatore umanitario. Nel 2014 l’Isis, che chiameremo con l’acronimo arabo Daesh per…
di Maurizio Ambrosini (docente di Sociologia delle migrazioni all’Università di Milano)
Una testimonianza dalla città di Erbil, nel Kurdistan iracheno, che vive una situazione difficile per l’alto numero di profughi provenienti dalla Siria e di sfollati interni.
Roma – 20 ottobre 2016
h. 10.30-13: Associazione Nazionale Reduci della Prigionia
h. 15-19: Palazzo San Macuto, Sala del Refettorio
intervista a Domenico Losurdo
(Filosofo e storico, ha insegnato Filosofia della storia all’Università di Urbino)
«In tutto il Medio Oriente, nella lotta contro i regimi laici scaturiti dalle rivoluzioni anticoloniali (che hanno fatto seguito alla Seconda guerra mondiale) e contro i movimenti di liberazione nazionale collocati su posizioni laiche, l’Occidente ha fatto appello alla religione e al fondamentalismo religioso: così in Iraq, Libia, Siria, Palestina, dove Israele a suo tempo appoggiò Hamas contro l’Olp di Arafat».
«Prima che si accentui il loro declino, gli Usa tentano di perpetuare la loro egemonia mondiale, avvalendosi della loro permanente superiorità militare al fine di estendere e rafforzare il controllo sulle aree geopoliticamente decisive del pianeta».
di Mostafa El Ayoubi
Improvvisamente il mondo ha scoperto il problema «Stato islamico» dell’Iraq, ma in realtà esso era già operativo in Siria dal 2013, quando ha occupato diverse aree del Paese. Quando i jihadisti combattono in Siria sono considerati dei combattenti per la libertà, mentre quando si espandono in Iraq sono considerati dei terroristi. E intanto i mezzi d’informazione contribuiscono ad incrementare il terrore tra l’opinione pubblica internazionale ma non aiutano a inquadrare meglio questo fenomeno.
Il macabro gesto di decapitazione dei tre giornalisti occidentali da parte dei jihadisti dell’Isis, questa estate, documentato da video postati nella rete, ha creato in seno alla comunità internazionale un forte senso di terrore e insicurezza.
A partire da giugno, e nel giro di pochi mesi, lo Stato islamico dell’Iraq e del levante, Isis (sigla inglese per indicare il movimento), rinominato in seguito Stato islamico, è diventato di punto in bianco una grande minaccia per il mondo intero.
L’approccio sensazionalista dei media al fenomeno Daesh – così viene chiamato in arabo questo gruppo jihadista – ha contribuito ad incrementare il terrore tra l’opinione pubblica internazionale.
di Mostafa El Ayoubi
Tunisia, Egitto, Libia, Siria, Iraq: con pochissime eccezioni, sia i paesi che hanno vissuto un periodo di rivolte a favore di una svolta in senso democratico sia quelli che non hanno vissuto un cambiamento di regime si trovano ad affrontare problemi vecchi e nuovi a cui è sempre più difficile trovare soluzione.
La grave crisi in cui sono sommersi diversi paesi arabi non sembra avere fine. Il deterioramento della situazione in Iraq, invaso di recente in modo massiccio dai jihadisti, ne è la prova. Dopo le cosiddette «primavere arabe», il vuoto politico lasciato dalle dittature deposte non si può di certo colmare in tempi brevi in mancanza di un terreno culturale in cui possano germogliare i valori della democrazia: i dittatori deposti avevano trasformato in deserti socio-culturali e politici i paesi che avevano «governato» per decenni. È lecito tuttavia interrogarsi sui passi fatti in avanti (o indietro) nel processo di cambiamento politico ispirato alla democrazia. Qual è oggi la situazione politica e sociale in Tunisia, il primo paese in cui i cittadini sono riusciti a cacciare via un dittatore? Come si presenta oggi il panorama politico in Egitto? Che ne è oggi della Libia post-Gheddafi? Ancora più impellenti sono gli interrogativi sulla situazione in Siria…