27 ottobre 2014, ore 16,30
organizzata da “Confronti” – Com Nuovi Tempi
in collaborazione con il Centro islamico culturale d’Italia (CICI), Grande moschea di Roma (Viale della Moschea 85 – Roma)
L’islam italiano: la sfida del dialogo e della cittadinanza attiva
apertura: Abdellah Redouane, segretario generale Centro islamico culturale d’Italia, Marina Nelli, viceprefetto della Direzione centrale per gli Affari dei culti – modera: Gian Mario Gillio, direttore di Confronti – intervengono: Vannino Chiti, senatore PD, Lucio Malan, senatore FI, Khalid Chaouki, deputato PD, Muhammad Hassan Abd al-Ghafar, imam della Grande moschea di Roma, Cristiano Bettega, direttore dell’Ufficio ecumenismo e dialogo della CEI, Yahya Pallavicini, Islamic Educational, Scientific and Cultural Organization (Isesco), Marianita Montresor, Segretariato attività ecumeniche (Sae), Lucetta Scaraffia, docente di Storia contemporanea all’università Sapienza di Roma,
AbdAllah Cozzolino, Confederazione islamica italiana, Alessandra Trotta, presidente Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (Opcemi), Mustafa Cenap Aydin, presidente Istituto Tevere, Adnane Mokrani, presidente del Centro interconfessionale per la pace (Cipax)
Islam
di Mostafa El Ayoubi – I jihadisti di Al Qaeda combattono non solo contro al-Assad, ma contro tutte le minoranze presenti in Siria: principalmente alawiti, curdi e cristiani. Questi ultimi sono considerati dagli islamisti dei «crociati» alleati di al-Assad (ma la Siria è considerata uno dei primi centri del cristianesimo; Antiochia di Siria fu la città dove i seguaci di Gesù assunsero il nome «cristiani») e stranamente non vengono difesi dai governi occidentali, che hanno come obiettivo principale la caduta del regime siriano.
Uno degli aspetti più peculiari della guerra contro la Siria è la preponderanza dei gruppi armati islamici. I jihadisti di Al Qaeda, in particolare Jabhat Al-Nusra, sono riusciti ad infiltrarsi in maniera capillare in tutto il paese. Con la loro convinzione di martirizzarsi «in nome di Allah», sono molto determinati a far fronte all’esercito governativo; più di quello che è riuscito a fare il suo rivale, l’Esercito libero siriano, costituitosi in Turchia per marciare su Damasco.
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