Oltre a un enorme costo in termini di vite umane, il conflittoIsraele-Hamas sta causando gravi ripercussioni economiche sia in Israele che nei Territori palestinesi, con un significativo aumento del deficit di bilancio e una contrazione del Pil diIsraele, insieme a una decrescita devastante dell’economia palestinese, in particolare a Gaza.
Israele
Israeliani e Palestinesi, oggi, hanno bisogno di risposte urgenti e immediate: gli ostaggi ancora in mano ad Hamas attestano il fallimento della strategia della tabula rasa di Gaza adottata da Netanyahu; il presso di vittime e distribuzioni pagato dai palestinesi non associati ad Hamas –spesso anzi vittime innocenti di un regime dispotico e militarizzato che domina la striscia dal 2007 – va oltre ogni sostenibile soglia di sopportazione.
La devastazione di Gaza sembra più fare notizia, ma i cattolici e più in genere i cristiani di “Terra Santa” hanno da tempo cominciato ad alzare i toni della condanna dei metodi di Israele contro la popolazione civile inerme. Abbiamo intervistato Nabilah Saleh, una religiosa egiziana della congregazione del Rosario di Gerusalemme che ha vissuto per 13 anni ha a Gaza e ha svolto il ruolo di direttrice della scuola delle Rosary Sisters nel Nord della Striscia.
Medio Oriente. La via della riconciliazione contro il fanatismo
All’indomani del 7 ottobre 2023, quando Hamas ha compiuto il più terribile massacro di ebrei dal tempo della Shoah, il governo Netanyahu ha fatto seguire una sanguinosa offensiva militare. Nel suo ultimo libro Gaza. Odio e amore per Israele (Feltrinelli, 2024) Gad Lerner ci parla di un conflitto che porta con sé un condensato di contraddizioni e della spaccatura a livello globale sull’onda del fanatismo identitario che ha contagiato i due popoli in guerra.
Nel fuoco del pluridecennale dibattito sul conflitto israelo-palestinese sono coinvolte anche le Chiese cristiane. In questo articolo si formulano degli “appunti” su quali caratteristiche (non) dovrebbe avere una “postura ecclesiale”.
La guerra, e anche la politica, la democrazia, la libertà e i diritti, sono realtà profane, secolari. La Chiesa di Gesù non replica all’idolatria sacralizzando quanto le sembra politicamente auspicabile, bensì riconoscendo la relatività di tutto ciò che è terreno. Questo non significa che democrazia, libertà e diritti non siano realtà importanti.
Un recente sondaggio condotto dal Centro palestinese per la politica e la ricerca sui sondaggi (Pcpsr) mostra il cambio di prospettive della popolazione palestinese prima e dopo lo scoppio della guerra a Gaza.
Israele-Palestina, tre cose che può dire e fare l’Europa
È senso comune che di fronte al conflitto israeliano palestinese l’Europa abbia poco da dire e che la partita si giochi a Washington. Credo che questo assunto rassicurante e disimpegnante vada radicalmente corretto. Che cosa potrebbe dire l’Europa? Tre cose, per iniziare.
All’indomani dell’attacco diHamas del 7 ottobre, l’opinione pubblica interna e internazionale unitamente alla gran parte dei leader di governo erano, senza dubbio alcuno, a favore del capo di governo israeliano Benjamin Netanyahu. Mesi dopo, questo appoggio si sta sgretolando e non solo all’interno del suo Paese ma anche in ambito internazionale.
Un recentissimo report di Human Rights Watch denuncia che in Europa, a partire dall’inizio delle ostilità tra Hamas e Israele (7 ottobre scorso), sono aumentati i crimini d’odio di stampo antisemita e islamofobico. Inoltre, i governi di molti Paesi stanno limitando in modo preoccupante la libertà d’espressione.