di Michele Lipori (Redazione Confronti) L’isolamento forzato dovuto alla necessità di contrastare l’epidemia di Coronavirus, fra le tante implicazioni ha anche visto,…
Lavoro
di Antonio Sanguinetti. Sociologo, esperto di migrazioni internazionali. Collabora con l’Università di Roma Tre e l’istituto di ricerca Irpss del Cnr Nei…
di Samuele Pigoni (si occupa di filosofia e progettazione in ambito sociale ed educativo. Lavora come program manager per Diaconia valdese)
Noi siamo incalcolabili. La matematica e l’ultimo illusionismo del potere
di Elisa Benzoni
È possibile misurare il successo lavorativo? Un’idea? Un’emozione? «Vivere significa nuotare in aperti oceani dove la logica e la matematica non possono arrivare». E quando hanno la pretesa di farcela arrivare, a emergere è una realtà che è più vicina a un’ossimorica realtà distorta.
di Alice Tinozzi
Il 12 aprile è stata presentata a Roma la campagna “Ero straniero – L’umanità che fa bene”, promossa da: Radicali italiani, Fondazione casa della carità “Angelo Abriani”, Acli, Arci, Asgi, Centro Astalli, Cnca, A buon diritto, Cild, con il sostegno di sindaci e organizzazioni, tra cui Caritas e Fondazione Migrantes.
di Antonio Sciotto (giornalista della redazione Economia e lavoro de “il manifesto”)
Non tutti lavorano meglio al tempo del Jobs act: se da un lato nel primo anno di applicazione della nuova legge si sono registrati nuovi contratti a tempo indeterminato e stabilizzazioni, come sottolinea il governo, dall’altro però si sono moltiplicate le occasioni di precarietà e impoverite le tutele. Un esempio per tutti: il boom dei voucher, una vera e propria esplosione, visto che dai 36 milioni del 2013 si è passati a 115 milioni nel 2015. Questo perché i buoni per il lavoro a chiamata – una sorta di ticket che retribuisce le singole prestazioni – sono stati liberalizzati e quindi trovano ormai le più svariate applicazioni, soprattutto nel terziario.
Le stesse assunzioni a tempo indeterminato – peraltro senza più l’articolo 18 come deterrente contro il licenziamento ingiustificato – sono state incentivate con sgravi molto generosi: 8000 euro per ogni neo-assunto nel 2015, che però scendono a poco più di 3mila per le imprese che attivano un contratto quest’anno. Molti analisti parlano di un “mercato drogato”: finiti gli incentivi (durano tre anni) si teme che potrebbe seguire una valanga di licenziamenti.
(Mastrandrea) Angelo Mastrandrea «Lavoro senza padroni. Storie di operai che fanno rinascere imprese» Baldini & Castoldi, 2015, 176 pagine, 15 euro …
di Giulio Marcon
Da troppo tempo si discute dell’anacronismo e dell’insostenibilità dei parametri del Patto di stabilità e ora del fiscal compact, che stanno distruggendo il welfare ed i diritti sociali. Potremmo fare l’antologia di tutte le dichiarazioni di ex presidenti del Consiglio, di ex ministri dell’Economia e delle Finanze, di ex presidenti della Commissione europea e del Parlamento europeo che definiscono senza senso, arbitrari, stupidi e insostenibili questi parametri. Anche l’attuale presidente del Consiglio ha definito anacronistici questi parametri, eppure si continua come sempre in una politica suicida che alimenta la disoccupazione e la depressione economica della produzione. È questa una politica economica che pensa non ci sia bisogno del welfare perché ci pensa la filantropia, che pensa non ci sia bisogno di politica industriale perché intanto ci pensa il mercato. E che pensa che non ci sia bisogno di una politica del lavoro perché basta la liberalizzazione del mercato del lavoro. È questa una politica economica che pensa che la causa della crisi sia quella del debito pubblico, ma non si accorge che sono i mercati finanziari che nel 2007 hanno originato questa crisi. In questi anni, invece di fare il «contropelo» ai mercati finanziari, gli abbiamo «lisciato il pelo».
di Stefano Fassina, deputato Pd – La politica economica dell’Unione europea e di ogni Stato dell’Unione deve avere come stella polare il lavoro. Il lavoro non può essere più il sotto-prodotto eventuale delle politiche di bilancio. Il problema del lavoro è essenzialmente un problema macro-economico. Poi, di politiche industriali, di contesto produttivo, di modello di impresa e di investimenti in innovazione di processo e di prodotto. Nella fase storica in corso, è anche un problema di redistribuzione dei tempi di lavoro. Il costo del lavoro, le regole del mercato del lavoro e le forme contrattuali possono essere, con soluzioni adeguate, soltanto un complemento. Il Decreto varato dal governo Renzi va cambiato in Parlamento. Nella versione presentata, è l’ennesimo intervento di svalutazione del lavoro, data l’impraticabile svalutazione della moneta, per tentare una impossibile competizione di costo all’inseguimento delle esportazioni.
di Maurizio Landini – Sono tre milioni i disoccupati «ufficiali», cioè coloro che al momento non svolgono alcun lavoro ma sono in cerca di occupazione. A questa cifra, già di per sé preoccupante, vanno sommati altri tre milioni di cittadini, anch’essi senza lavoro, che – magari dopo anni di ricerche – hanno addirittura rinunciato alla speranza.
Come spiega a Confronti il segretario generale della Fiom-Cgil, «questo non è solo il risultato della grande crisi economica degli ultimi anni, ma soprattutto il prodotto delle ragioni che l’hanno determinata e l’esito di come è stata gestita».