di Gaetano De Monte. Giornalista È il 27 giugno del 2009. Un gruppo di 89 persone, dei quali 75 di origine eritrea,…
Libia
Viviamo davvero in un periodo di migrazioni epocali?
Sui media negli ultimi anni si parla sempre più spesso di migrazioni, con posizioni molto distanti tra loro. In tutti i discorsi però, quale sia la loro prospettiva o atteggiamento, appare un’affermazione di partenza, quasi fosse un inciso comune: le migrazioni sono un fenomeno epocale.
di Mostafa El Ayoubi
Divisa tra Al Sarraj, Haftar e altri ancora, la Libia si trova oggi in una condizione di totale sbandamento.
Noi rappresentanti di movimenti, associazioni e gruppi del mondo della pace e della nonviolenza siamo preoccupati delle pressioni esercitate sul nostro governo perché assuma un ruolo guida nell’intervento militare in Libia a fianco di altre potenze occidentali. Il Presidente del Consiglio ha detto che “non è in programma una missione militare italiana in Libia”. Ne prendiamo atto. Ma i problemi restano: – il contrasto all’espansione del terrorismo del sedicente Stato islamico; – una minaccia alla sicurezza del nostro paese; – la stabilizzazione della nazione nordafricana. La guerra non è il mezzo adeguato per sconfiggere il terrorismo né tantomeno per portare stabilità alla Libia. Basterebbe guardare alla storia di questi ultimi anni per capire che gli interventi militari non hanno risolto i problemi, li hanno invece aggravati.
Maurice M. Roumani, “Gli ebrei di Libia. Dalla coesistenza all’esodo” Castelvecchi, 2015 325 pagine, 35 euro Questo libro affronta un periodo cruciale…
intervista a Domenico Losurdo
(Filosofo e storico, ha insegnato Filosofia della storia all’Università di Urbino)
«In tutto il Medio Oriente, nella lotta contro i regimi laici scaturiti dalle rivoluzioni anticoloniali (che hanno fatto seguito alla Seconda guerra mondiale) e contro i movimenti di liberazione nazionale collocati su posizioni laiche, l’Occidente ha fatto appello alla religione e al fondamentalismo religioso: così in Iraq, Libia, Siria, Palestina, dove Israele a suo tempo appoggiò Hamas contro l’Olp di Arafat».
«Prima che si accentui il loro declino, gli Usa tentano di perpetuare la loro egemonia mondiale, avvalendosi della loro permanente superiorità militare al fine di estendere e rafforzare il controllo sulle aree geopoliticamente decisive del pianeta».
di Mostafa El Ayoubi
Tunisia, Egitto, Libia, Siria, Iraq: con pochissime eccezioni, sia i paesi che hanno vissuto un periodo di rivolte a favore di una svolta in senso democratico sia quelli che non hanno vissuto un cambiamento di regime si trovano ad affrontare problemi vecchi e nuovi a cui è sempre più difficile trovare soluzione.
La grave crisi in cui sono sommersi diversi paesi arabi non sembra avere fine. Il deterioramento della situazione in Iraq, invaso di recente in modo massiccio dai jihadisti, ne è la prova. Dopo le cosiddette «primavere arabe», il vuoto politico lasciato dalle dittature deposte non si può di certo colmare in tempi brevi in mancanza di un terreno culturale in cui possano germogliare i valori della democrazia: i dittatori deposti avevano trasformato in deserti socio-culturali e politici i paesi che avevano «governato» per decenni. È lecito tuttavia interrogarsi sui passi fatti in avanti (o indietro) nel processo di cambiamento politico ispirato alla democrazia. Qual è oggi la situazione politica e sociale in Tunisia, il primo paese in cui i cittadini sono riusciti a cacciare via un dittatore? Come si presenta oggi il panorama politico in Egitto? Che ne è oggi della Libia post-Gheddafi? Ancora più impellenti sono gli interrogativi sulla situazione in Siria…
In Egitto la transizione verso la democrazia è guidata da un generale che è stato per 20 anni al fianco di Mubarak,…
La popolazione si è sollevata per chiedere diritti e democrazia, ma le risposte e gli sviluppi variano da paese a paese. L’Onu…