Invitati dal papa, i patriarchi ortodossi e altri capi di Chiese orientali sono convenuti a Bari, il 7 luglio, per riflettere sulla drammatica situazione dei cristiani in Medio Oriente, che là rischiano di scomparire. La valenza ecclesiale di un incontro – un tempo impensabile – del vescovo di Roma con l’Ortodossia.
Medioriente
Drammatiche vicende, ai confini tra Israele e la striscia di Gaza, hanno segnato i giorni in cui lo stato ebraico celebrava i settant’anni dalla sua nascita (che i palestinesi chiamano “nakba”, il disastro). Intanto gli Stati Uniti d’America – per mandato del loro presidente, Donald Trump – ufficialmente trasferivano la loro ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme.
di Michele Zanzucchi (direttore di Città Nuova e cittanuova.it docente di comunicazione all’Università Gregoriana e a Sophia) Il 6 maggio scorso si…
della Redazione di Confronti
La notte del 13 aprile scorso Usa, Francia e Inghilterra hanno scagliato un’offensiva contro la Siria. l’accusa, non ancora provata, è che Assad abbia usato armi chimiche.
intervista ad Alberto Negri, inviato speciale de “Il Sole 24 Ore” (a cura di Mostafa El Ayoubi)
di Luigi Sandri (redazione di Confronti)
Gli incontri di Trump in Medio Oriente e in Europa, compreso il vertice del G7 di Taormina, hanno evidenziato le aspre divergenze con gli altri “grandi” occidentali. ma, intanto, rimangono inevasi i maggiori problemi del pianeta.
di Enrico Campofreda (giornalista, esperto di questioni mediorientali)
Cent’anni di Atatürk – La Turchia erdoğaniana finita sotto i riflettori dei media mondiali per il tentato golpe di metà luglio – ma lo era da mesi per lo stillicidio di attentati, il conflitto interno con la comunità kurda, la crisi siriana ai confini…
di Sara Manisera (giornalista freelance; collabora anche con Al Jazeera, Qcode, SiriaLibano.)
[da Beirut, Libano] Schizofrenia. È questa la parola più giusta per descrivere il Libano. Un paese del Mediterraneo stretto in una crudele morsa tra Israele, l’acerrimo nemico, e il regno dello Sham, dominato da Damasco. Da una parte il calcio in pancia a intervalli costanti da parte di Israele (nel 1978, 1982, 1993, 1996, 2006, 2008, 2012), dall’altra la lunga mano siriana che, fino al 2005, ha inserito le dita nelle piaghe del paese dei cedri.
Cedri appunto, un tempo abbondanti, ma anche uliveti e vigneti, montagne e valli. Da Faraja, cittadina a un’ora – traffico permettendo – da Beirut, si scia guardando il “mare di mezzo”. Nella valle della Bekaa, conosciuta per l’hashish libanese, templi di epoca romana dominano, con tutta la loro maestosità, il panorama montagnoso e brullo di Baalbek. A Tripoli, Saida e Sur la cultura araba, fenicia, bizantina, greca e romana si fonde con armonia: i pescatori su piccole imbarcazioni escono in mare con lentezza, i mercanti trattano nel suk a gran vociare il prezzo delle spezie, i carretti di legno pieni di frutta occupano i budelli e i mastri vetrai riproducono fedelmente a mano il vetro in forni antichissimi.
Questo il titolo, sintetico, di un seminario di studio e riflessione organizzato da Jcall Italia, in collaborazione con le riviste Il Ponte (che ha dedicato alla “questione israeliana” un suo recente numero monografico) e Mondoperaio, svoltosi il 16 maggio presso l’Aula dei gruppi parlamentari.
intervista a Maysa Baransi e Mossi Raz
(a cura di Marco Magnano, redattore di Radio Beckwith evangelica – RBE)
Nei conflitti il ruolo dell’informazione è cruciale. Sia la popolazione israeliana sia quella palestinese ricevono notizie “di parte”, che danno un quadro parziale della situazione. Radio “All For Peace” tenta di colmare questa lacuna, offrendo ai suoi ascoltatori un’informazione il più possibile completa, sia in lingua ebraica che in arabo, dando voce sia a israeliani sia a palestinesi. Due sono anche le sedi, una a Gerusalemme e l’altra a Ramallah, e due i conduttori principali che animano le trasmissioni di questa emittente: un israeliano, Mozzi Raz, e una palestinese, Maysa Baransi. Li abbiamo intervistati per farci raccontare come si svolge il loro difficile lavoro.
- 1
- 2