L’ultima risoluzione sulla memoria approvata dal Parlamento europeo è un’occasione persa, piena di semplificazioni e omissioni – che però ci raccontano molto dello stato del progetto europeo a 30 anni dalla caduta del Muro. Come si è arrivati a questo vuoto documento anti-tutti-i-totalitarismi? La risposta va cercata a Est, nell’attenzione che la destra polacca dedica al tema della memoria.
nazismo
A ottant’anni dalle “Leggi razziali” promulgate da Mussolini, la senatrice a vita Liliana Segre, ha recentemente presentato in Senato un Ddl (di cui è prima firmataria) per l’istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo e antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza.
di Pawel Gajewski
In Polonia una legge approvata dal parlamento a fine gennaio punisce chiunque affermi o anche solo ipotizzi una qualunque forma di partecipazione del popolo polacco alla gestione dei campi nazisti.
di Michele Lipori
Negli ultimi giorni si è molto parlato, a ragione, del senso di far uscire il Mein Kampf di Adolf Hitler in edicola. Il dibattito scaturito ha visto fronteggiarsi chi era contrario all’operazione, giudicando la pubblicazione del libro «pericolosa di per sé» e chi era favorevole «in nome della libertà di opinione» e della diffusione del volume al pari di una qualsiasi altra produzione culturale. Proprio qui sta – a nostro avviso – il nodo della questione, ma analizziamo prima il contenuto dell’inserto.
Allegato al quotidiano c’era infatti una ristampa anastatica della terza edizione italiana del libro, uscita nel 1937 (quindi in piena epoca fascista) in un’edizione volutamente ridotta, poiché, si affermava nell’introduzione del tempo: «Un volume di tanta mole non è idoneo a quella vasta diffusione che merita (corsivo nostro) un’opera esponente il pensiero e lo spirito che informano la Germania moderna».
Lorenzo Tibaldo, «La Rosa Bianca. Giovani contro Hitler», Claudiana, Torino 2014, 215 pagine, 14,90 euro Sophie e Hans Scholl, Alexander Schmorell, Willi…
intervista a Donatella Di Cesare
(docente di Filosofia teoretica all’Università La Sapienza di Roma, Di Cesare si è appena dimessa dalla vicepresidenza della Martin-Heidegger-Geselleschaft)
L’uscita dei primi due volumi dei «Quaderni neri» ha riaperto le polemiche sulle posizioni antisemite del filosofo tedesco. Avviamo qui una riflessione, che proseguirà anche nel prossimo numero, sul ruolo che l’antisemitismo e l’antigiudaismo hanno giocato nella tradizione secolare e religiosa dell’Occidente fino ai nostri giorni.