di Luigi Sandri, redazione Confronti, e Paolo Emilio Landi, regista teatrale e giornalista, rubrica Protestantesimo RAIDUE. Bartolomeo, il patriarca ecumenico di Costantinopoli,…
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Alcuni deputati di National Movement e di European Georgia hanno occupato la sala del Parlamento in cui era riunita l’Assemblea Interparlamentare Ortodossa.
La creazione di una Chiesa “autocefala” d’Ucraina, benedetta dal patriarcato di Costantinopoli e considerata invece scismatica da quello di Mosca, sta portando l’intera Ortodossia a una crisi epocale. La divergente politica, del Cremlino e di Kiev, e l’irrisolta questione della Crimea, avvelena ancor più l’intricato groviglio.
Alla radice del contenzioso, provocato dall’autocefalia ucraina, vi è una diversa interpretazione del “primato” di Costantinopoli: si tratta di un “primo senza pari”, come sostiene il patriarca Bartolomeo, oppure di un “primo con pari” che afferma Kirill a Mosca? Ciascuno invoca la storia a conferma delle proprie tesi. Anche le altre Chiese hanno idee divergenti.
Il 5 gennaio a Istanbul il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, presente il presidente ucraino Poroshenko, ha firmato il “tomos” – decreto sinodale – che concede l’autocefalia alla neonata Chiesa ortodossa d’Ucraina; e l’indomani l’ha consegnato al neo-primate Epifanyi. Che il patriarcato di Mosca, furente, considera “scismatico”.
di Luigi Sandri. Redazione Confronti Dopo le “sciabolate” estive, in ottobre hanno fatto un passo avanti verso lo scisma ufficiale i patriarcati…
L’autocefalia (indipendenza) della Chiesa ucraina, oggi divisa in tre parti, una delle quali legata al patriarcato russo, proposta dal governo di Kiev, ha portato ad uno scontro frontale tra il patriarcato di Mosca, che si oppone, e quello di Costantinopoli, che l’appoggia. Le drammatiche conseguenze ecclesiali ed ecumeniche di uno scisma intra-ortodosso.
Bari 7/7/2018: il papa e capi ortodossi a confronto per il dialogo ecumenico e la pace in Medio Oriente
Invitati dal papa, i patriarchi ortodossi e altri capi di Chiese orientali sono convenuti a Bari, il 7 luglio, per riflettere sulla drammatica situazione dei cristiani in Medio Oriente, che là rischiano di scomparire. La valenza ecclesiale di un incontro – un tempo impensabile – del vescovo di Roma con l’Ortodossia.
dal nostro inviato a Creta Luigi Sandri
Grandemente atteso, si è svolto infine a Creta il “Santo e Grande Concilio” che, su quattordici Chiese ortodosse, ne ha viste presenti dieci (assenti la Chiesa russa e altre tre). Approvati sei documenti, un’enciclica e un messaggio che evidenziano luci e difficoltà dell’Ortodossia oggi. L’irrisolto rapporto con la modernità.
Dopo quasi mille anni vuoti di un simile evento, e dopo oltre cinque decenni di preparazione prossima, finalmente dieci delle quattordici Chiese autocefale – mancavano infatti quattro patriarcati, e tra essi quello di Mosca, al quale appartiene il 60% dei duecento milioni di ortodossi sparsi nel mondo – hanno celebrato a Creta (19-26 giugno) il “Santo e grande Concilio della Chiesa ortodossa”, che si è concluso con l’approvazione dei sei documenti già da tempo nella sostanza predisposti, e con la pubblicazione di una enciclica, e di un più corto messaggio, che riassumono il lavoro compiuto e prospettano il futuro in un secolo, il XXI, che secondo Bartolomeo I (patriarca di Costantinopoli e “primus inter pares” tra i gerarchi delle Chiese sorelle) potrebbe e dovrebbe essere il “secolo dell’Ortodossia”.
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