Alcune dichiarazioni del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, rispetto alla promessa di un consistente incremento dei finanziamenti alle scuole “paritarie”, hanno nuovamente posto l’annoso problema del finanziamento della scuola privata da parte dello Stato.
pluralismo
Molto atteso il viaggio papale nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan previsto tra il 31 gennaio e il 5 febbraio prossimi. I due Paesi africani, squassati dai conflitti, saranno una prova impegnativa per le doti diplomatiche di Francesco, che dovrà districarsi in un ginepraio di violenza.
Da tempo, sul dilagante fenomeno della xenofobia che investe l’Europa, esponenti religiosi hanno esternato la necessità di rimeditare sul significato dell’essere cristiani.
di Claudio Paravati
Oggi in Italia possiamo parlare di un «nuovo pluralismo religioso», dovuto in buona parte all’arrivo di comunità differenti, portatrici anche di religioni prima non presenti nel paese. Tra i molti dati del Dossier Statistico Immigrazione 2015, vi sono anche le nuove stime dell’appartenenza religiosa riguardo alla popolazione straniera. Classificare le persone secondo il credo non è un’operazione semplice e sarebbe sbagliato farlo «meccanicamente» sulla base del paese d’origine.
Che siano «ponti di Babele» invece che «torri», di pluralità è comunque necessario parlare oggi forse più che ieri, in un’Italia che faticosamente prende coscienza di essere terra di religioni, al plurale, e non solo di religione, una, santa e universale. Capita che, quando se ne accorga, subito dopo si faccia prendere dal timore di perdere la propria presunta «identità». O almeno c’è chi dice così: persino su importanti e diffuse testate nazionali c’è chi propone lo schema della reciprocità non solo per i diritti, tra cui quello di costruire i luoghi di culto, ma persino per il dialogo tra le religioni.
di Vincenzo Vita
(già senatore del Partito democratico, nell’ultima legislatura Vita ha fatto parte della commissione di vigilanza Rai e si occupa da sempre di comunicazione e internet)
Il progetto di riforma radiotelevisiva di Renzi è una vera e propria controriforma: un passo indietro di quarant’anni, a prima della legge del 1975 che riformò davvero la Rai. Poi la ricerca del pluralismo degenerò nella lottizzazione, ma l’attuale progetto non affronta questo problema. Si vorrebbe una Rai sotto l’egida del «Partito della Nazione».
«Verrà un giorno…», diceva ne I promessi sposi Fra Cristoforo. E chissà se verrà mai un giorno in cui la questione della Rai assurgerà al rango di grande vicenda industriale, tecnologica e culturale. Già, perché – come sottolineò lucidamente Raymond Williams nel 1974 – la (radio)televisione è tecnologia e forma culturale. Tuttavia, speranze e profezie non trovano spazio nella concreta discussione in corso. Il disegno del governo Renzi è molto, molto di meno. Per riprendere la «leggerezza» di Calvino, si tratta di «sottrarre peso» ad annunci e descrizioni, separando la sostanza dall’accidente: il poco che rimane è limitato e terribile. Il baricentro del testo è di fatto uno solo: la conquista da parte dell’esecutivo della romana cittadella di viale Mazzini. Una vera e propria controriforma. Un grottesco (oltre che pericoloso) viaggio a ritroso nel tempo: si spostano indietro i calendari di quarant’anni.
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Confronti non è solo informazione di qualità su temi poco trattati dai grandi media, ma è anche una società cooperativa che da decenni fa del dialogo interculturale e interreligioso, della laicità dello Stato e del pluralismo il suo orizzonte. La cooperativa Com Nuovi Tempi e Confronti, infatti, organizzano seminari, viaggi di istruzione, iniziative culturali e di dialogo che coinvolgono persone di ogni provenienza. Da sempre ci sta a cuore il problema del conflitto israelo-palestinese e nel nostro piccolo ci sforziamo di favorire il contatto e la collaborazione fra operatori di pace e protagonisti del dialogo di entrambe le parti in causa.
L’Iniziativa cittadina europea è un nuovo strumento di democrazia partecipativa che permette ad un milione di cittadini della Ue di presentare proposte legislative direttamente alla Commissione europea. De Zulueta è la portavoce italiana dell’Iniziativa per il diritto ad un’informazione indipendente e pluralista. C’è un diritto al quale teniamo tutti, ma che noi europei tendiamo a dare per scontatto: il diritto ad essere (bene) informati. E tanto più in tempi di crisi, quando il potere di chi in Europa e nei nostri governi decide per noi sembra più che mai lontano. Questo diritto, il diritto di sapere, si sta assottigliando.