di Felice Mill Colorni – Per quanto ci si sforzi, resta davvero difficile riuscire a spiegare a uno straniero come sia possibile che Berlusconi sia al centro della vita politica italiana da quasi vent’anni, osannato e votato da milioni di persone, ancora in sella nonostante gli scandali e le condanne che in qualsiasi altro paese gli avrebbero fatto perdere totalmente di credibilità. Dobbiamo forse interrogarci su una possibile «diversità antropologica» del popolo italiano?
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Invece di dedicarsi alla cancellazione di una legge elettorale da tutti deprecata, almeno a parole, si preferisce discutere di semipresidenzialismo alla francese come unico antidoto «decisionistico» all’immobilismo cronico del paese.
In questa campagna elettorale non vale la logica secondo cui «il nemico del mio nemico è mio amico». Le forze politiche – moltiplicatesi negli ultimi mesi – tendono infatti a differenziarsi, accentuando i motivi di scontro. E dopo le elezioni torneranno a nuove disgregazioni e riarticolazioni, come accade da vent’anni.
«Affermare un’idea di rinnovamento che cancella i diritti è innovazione solo nelle apparenze – si afferma “io cambio” – ma nella sostanza è regressione profonda, sia culturale che civile».
Tutti ricordano la sua attività come presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, ma il giurista Stefano Rodotà in precedenza è stato anche parlamentare della Sinistra indipendente e poi del Pds.
Crisi economica e crisi della democrazia si alimentano reciprocamente: l’aumento delle disuguaglianze, in cui il liberale Keynes avrebbe probabilmente visto la causa…
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Per qualcuno la sinistra in Europa è in una crisi irreversibile, per qualcun altro è definitivamente morta. Ma accanto al fallimento del modello blairiano, di una sinistra liberista che si sposta sempre più verso il centro, assistiamo all’ascesa di forze politiche antagoniste che – pur tra difficoltà e contraddizioni – tentano di mettere in discussione i dogmi del riformismo europeo moderato e di governo.