di Adriano Gizzi
Dopo aver fatto approvare la legge elettorale a colpi di fiducia, contro tutte le opposizioni e una parte del proprio stesso partito, Renzi affronta ora la lunga battaglia per far passare anche le riforme costituzionali, a cominciare dal ridimensionamento del Senato che diventerà organo di rappresentanza delle istituzioni territoriali. Chi fa le porzioni della torta non deve scegliere per primo la fetta: lo prevede una regola elementare di buon senso, proprio per evitare che poi possa scegliere per sé la più grande. Così dovrebbe essere anche per le regole del gioco democratico…
porcellum
di Adriano Gizzi – Ora che il Porcellum è stato finalmente dichiarato incostituzionale dalla Consulta, nelle parti che prevedono le liste «bloccate» senza preferenze e un premio di maggioranza senza soglia minima di voti, tutti si mostrano molto soddisfatti. Festeggiano anche quelli che esattamente otto anni fa, nel dicembre 2005, avevano votato questa legge elettorale (tutti i partiti del centro-destra di allora, Udc compreso), ma persino il suo ideatore, il leghista Calderoli, che l’aveva definita «una porcata». Paradossi e giravolte della politica italiana, niente di nuovo.
Il problema è che tutti, almeno a parole, sono contrari a questa legge, ma non trovano un accordo su come superarla. C’è chi insiste da tempo sulla soluzione più semplice e rapida: un ritorno alla legge elettorale precedente (il cosiddetto Mattarellum), per tre quarti uninominale secca «all’inglese» e per un quarto proporzionale, con cui avevamo votato nel 1994, nel 1996 e nel 2001. Fino a poco fa, le ragioni per sostenere questa ipotesi erano legate soprattutto ai tempi: se aspettiamo che tutte le forze politiche trovino un accordo su una legge elettorale nuova di zecca, voteremo con il Porcellum almeno per i prossimi vent’anni.
l risultato delle elezioni di febbraio ha riportato al centro dell’attenzione la necessità di una riforma elettorale. Tutti vogliono disfarsi del porcellum, ma non c’è accordo sul come. Nessuna legge potrà mai conciliare pienamente governabilità e rappresentatività, ma questa è riuscita nel «capolavoro» di colpirle entrambe.
Settimana decisiva per la legge elettorale. Questo l’ottimistico titolo che giornali e televisioni hanno ripetuto ininterrottamente tra giugno e inizio dicembre dell’anno scorso. Per mesi sembrava che le forze politiche fossero alla vigilia di un accordo che finalmente cancellasse il porcellum, la legge che il suo stesso autore – il leghista Calderoli – ha definito «una porcata» e che poi tutti si sono affrettati a rinnegare, compreso quel centro-destra che l’aveva votata.
In questa campagna elettorale non vale la logica secondo cui «il nemico del mio nemico è mio amico». Le forze politiche – moltiplicatesi negli ultimi mesi – tendono infatti a differenziarsi, accentuando i motivi di scontro. E dopo le elezioni torneranno a nuove disgregazioni e riarticolazioni, come accade da vent’anni.