Pur essendo ora rivali, Abdel Fattah al-Burhan e Mohammed Hamdan Dagalo (detto Hemedti, “piccolo Mohamed”) sono entrambi imputabili di crimini come le stragi di civili in Darfur e la repressione di massa contro i manifestanti che, alla caduta del dittatore al-Bashir, chiedevano libertà e democrazia in Sudan.
profughi
di Velania A. Mesay. Reporter e studiosa del Corno d’Africa. Seduto su una panchina a Sappho square, Jesus contempla la vista del…
In un contesto, come è quello del Libano oggi, fatto di tensioni
manifeste e latenti, si intrecciano le vite dei profughi siriani che – dopo essere sfuggiti agli orrori della guerra – vivono in un limbo dal quale è difficilissimo emanciparsi. Alcuni di loro, grazie ai Corridoi umanitari, avranno la possibilità di iniziare un nuovo percorso di vita.
di Daniela Mazzarella
Dietro i volti dei profughi dei corridoi umanitari, tante storie diverse ma un’unica speranza: quella di una vita migliore.
di Maurizio Ambrosini (docente di Sociologia delle migrazioni all’Università di Milano)
Una testimonianza dalla città di Erbil, nel Kurdistan iracheno, che vive una situazione difficile per l’alto numero di profughi provenienti dalla Siria e di sfollati interni.
di Maria Paola Nanni
(Centro studi e ricerche Idos)
Le contraddizioni e le inefficienze del meccanismo previsto dal Regolamento Dublino. Le norme dell’Ue in materia di diritto d’asilo sono del tutto inadeguate a fronteggiare la crisi in corso e a garantire accoglienza e tutela a chi fugge in cerca di protezione.
L’eccezionale afflusso di persone in fuga, in cerca di sicurezza e protezione, che preme ai confini dell’Unione europea e attraversa i suoi territori, lungo rotte continuamente ridefinite dagli stessi indirizzi di governo dei paesi interessati (sbarrate da reti metalliche e filo spinato e poi ri-avviate da passaggi che ora si aprono ora si chiudono, sulla falsariga dei delicati equilibri politici dell’eurozona), sta segnando un’epoca, la nostra. Ma di che segno si tratta?
Senza dubbio, siamo di fronte a uno scenario “inedito”, tanto in termini qualitativi che quantitativi, che chiama le istituzioni nazionali e comunitarie a una sfida che, però, si trascina ormai da anni, spostandosi nei suoi risvolti più drammatici da una frontiera all’altra, da un muro all’altro, da Lampedusa a Ventimiglia, da Lesbo a Idomeni. E questo senza che nel frattempo si siano sviluppate risposte adeguate ed efficaci, a partire dal piano normativo e dalla sua fondamentale funzione di regolazione.
di Luca Di Sciullo (Centro studi e ricerche Idos)
Grazie al primo corridoio umanitario promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia e Sant’Egidio, centinaia di profughi hanno trovato accoglienza nel nostro paese.
I volti, finalmente. Quelli di una giovane mamma siriana e della sua bambina bisognosa di cure, atterrate a Fiumicino lo scorso 4 febbraio grazie al primo “corridoio umanitario” promosso in Italia dalla Federazione delle Chiese evangeliche e dalla Comunità di Sant’Egidio, con il sostegno, tra l’altro, dell’Otto per mille della Chiesa valdese, riservato a mille profughi in condizioni di vulnerabilità che si trovino in stati limitrofi a quelli di guerra, persecuzione, morte.
I volti, finalmente. Una carne e un incarnato. Tratti umani in cui cercarsi e possibilmente ritrovarsi, riconoscersi. Distinguersi, anche. Prendere le distanze, perfino. Distanze umane, però. È davvero troppo poco, una moneta uguale smerciata ai suoi quattro angoli, per fare identità.
di Ugo Melchionda (presidente del Centro studi e ricerche Idos – Roma)
Nella vera e propria jungla di notizie, allarmi, dichiarazioni, prese di posizione degli ultimi giorni qual è il filo rosso da seguire, quali i fatti principali da ordinare, per chiedere al lettore di mettere a fuoco una riflessione?
Che 700 profughi siano annegati domenica 19 aprile al largo delle coste della Libia, dopo che martedì 14 altri 400 erano morti, nel tentativo di raggiungere le nostre coste?
Che diecimila profughi in fuga dalle condizioni di guerra e dall’impossibilità di sopravvivere siano sbarcati tra venerdì 10 e martedì 14 aprile sulle coste italiane e che tra di loro oltre 500 fossero bambini, minori, spesso soli e non accompagnati?
Che 15 migranti musulmani appena sbarcati da una di queste imbarcazioni cariche di disperazione e di speranza, siano stai arrestati, accusati di aver gettato a mare 12 cristiani?