di Teresa Isenburg (docente di Geografia economico-politica all’Università di Milano)
Un paese di grande dimensioni e una fra le potenze mondiali è scosso da una crisi istituzionale molto grave. Il Brasile, con oltre 200 milioni di abitanti, spazi con ecosistemi scarsamente antropizzati, riserve minerarie soprattutto di petrolio, un livello tecnologico-scientifico medio, ha un peso mondiale non indifferente e quindi ciò che là accade riguarda l’insieme del pianeta e anche noi.
La storia recente, dopo la dittatura militare (1964-1984), della Federazione si può schematizzare in poche scansioni. Lotte sociali e politiche portarono il ritorno di istituzioni democratiche e la rifondazione dello Stato su basi rispettose dei diritti politici, sociali ed umani espressi nella Costituzione del 1988. Ma i rapporti di forza concreti imposero compromessi e la ristretta élite del paese (pari all’1% della popolazione) mantenne un grande potere e alcuni rami dello Stato (in particolare magistratura e forze dell’ordine) conservarono l’impostazione autoritaria e repressiva della dittatura.
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