di Luca Baratto (servizio stampa, radio e televisione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, curatore della trasmissione “Culto evangelico” di Radio Uno)
Tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo si sono verificati tre eventi significativi per il rapporto tra le Chiese evangeliche italiane e la Chiesa cattolica romana. Vediamoli cronologicamente. Il 29 febbraio a Roma, gli esponenti delle Chiese che fanno riferimento alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), sono stati invitati dai responsabili dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso (Unedi) della Cei per discutere insieme di un convegno nazionale sul protestantesimo, che l’Unedi organizzerà il prossimo novembre a Trento, alla vigilia del Cinquecentenario della Riforma protestante. A molti dei partecipanti evangelici questo invito, sebbene in un contesto e con modalità diverse, ha ricordato i Convegni ecumenici nazionali organizzati in passato, anche con la Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia, e ormai dimenticati da anni.
Riforma
Vi proponiamo il servizio sulla legge 107 del 2015 (quella che il governo Renzi ha voluto battezzare “la Buona scuola”) uscito sul numero di febbraio di Confronti, con interventi di Giuliano Ligabue, Antonella Fucecchi (direttrice di CEM Mondialità e insegnante) e Cecilia Calamani (direttore responsabile di cronachelaiche.it). A questi articoli, segue un commento di Enzo Marzo, direttore di Critica liberale.
di Simonetta Salacone, già dirigente scolastica della scuola «Iqbal Masih» di Roma.
Cosa è possibile salvare e cosa è da rigettare nella legge di riforma chiamata dal governo «la buona scuola»? A questa domanda mi è difficile rispondere, poiché la legge n. 107 approvata dal Parlamento conserva tutti i difetti dell’impianto iniziale che ho già evidenziato (vedi Confronti 6/2015) e che sono poi quelli denunciati dalla stragrande maggioranza di docenti, personale amministrativo e dirigenti scolastici, studenti, nonché dalla parte più avvertita dei genitori e dei cittadini comuni sufficientemente informati e preoccupati per le sorti di un’istituzione fondamentale per la democrazia e lo sviluppo del paese. All’articolato sono state apportate alcune modifiche importanti, anche se non sostanziali, a seguito del dibattito parlamentare. Solo per fare alcuni esempi: è stato recuperato il ruolo del Collegio dei docenti nella predisposizione del Piano dell’offerta formativa (Pof) e quello del Consiglio di istituto nell’adozione dello stesso; è stata indicata una diversa destinazione delle somme che saranno versate dai privati, una parte delle quali andrà in un fondo che il Ministero redistribuirà alle scuole in base al bisogno; è stato ridotto il numero delle deleghe al governo.
di Adriano Gizzi
Dopo aver fatto approvare la legge elettorale a colpi di fiducia, contro tutte le opposizioni e una parte del proprio stesso partito, Renzi affronta ora la lunga battaglia per far passare anche le riforme costituzionali, a cominciare dal ridimensionamento del Senato che diventerà organo di rappresentanza delle istituzioni territoriali. Chi fa le porzioni della torta non deve scegliere per primo la fetta: lo prevede una regola elementare di buon senso, proprio per evitare che poi possa scegliere per sé la più grande. Così dovrebbe essere anche per le regole del gioco democratico…
intervista a Stefano Ceccanti, costituzionalista
Il professor Ceccanti è docente di Diritto costituzionale italiano e comparato e di Diritto parlamentare all’Università La Sapienza di Roma ed è stato senatore del Pd nella scorsa legislatura. Lo abbiamo intervistato sulla riforma costituzionale all’esame del Parlamento e sull’Italicum, la legge elettorale approvata all’inizio di maggio.
Professor Ceccanti, quali sono a suo giudizio i principali vantaggi della riforma costituzionale che propone il governo?
Questa riforma risponde a due esigenze di fondo. La prima si collega alla forma di governo: è irrazionale avere un’elezione di due camere diverse che incidono entrambe sulla formazione dell’esecutivo, perché i risultati elettorali possono dare esiti diversi, anche qualora si votasse con un sistema identico per entrambi i rami del Parlamento. Questo vale a maggior ragione oggi che l’elettorato è diventato molto più mobile, ma anche in passato – nel ‘94, nel ‘96 e nel 2006 – abbiamo visto risultati diversi tra Camera e Senato. Si tratta quindi di una cosa palesemente insensata, che bisogna rimuovere…
intervista a Giulio Ercolessi
Formatosi politicamente nella sinistra liberale, nella Lega per il divorzio e nel Movimento federalista europeo, Giulio Ercolessi è stato segretario del Partito radicale nel 1973-74. All’inizio degli anni ’80 ha abbandonato la politica attiva, intensificando però la sua attività pubblicistica. Instancabile «globetrotter» del pensiero liberale, in questi decenni ha partecipato come relatore a centinaia di incontri e convegni, scrivendo articoli e saggi – con il proprio nome o utilizzando uno pseudonimo – per riviste quali Critica liberale (di cui ha anche codiretto il supplemento «Gli Stati Uniti d’Europa»), MicroMega, Lettera Internazionale e Confronti. Tra i suoi libri, ricordiamo L’Europa verso il suicidio? Senza Unione federale il destino degli europei è segnato (Dedalo, 2009) e soprattutto Sfascismo costituzionale. Come uscire vivi da un azzardo politico temerario. Una proposta liberale, appena pubblicato per Aracne editrice. Ercolessi è anche membro del board del Forum liberale europeo (Elf), l’organizzazione che riunisce i circa quaranta centri di studi politici europei facenti capo all’Alde (il variegato partito dei liberali al Parlamento europeo).
Lettera aperta a padre Antonio Spadaro, direttore de «La Civiltà Cattolica»
di Luigi Sandri
Antonio Spadaro – direttore de «La Civiltà Cattolica», e uomo di fiducia del papa che gli ha concesso un’amplissima intervista – esalta una conferenza nella quale Bergoglio, allora superiore provinciale dei gesuiti in Argentina, sferra un attacco globale contro Giovanni Calvino (il grande padre della Riforma, con Lutero).
La domanda è: l’attuale vescovo di Roma mantiene le tesi del Bergoglio argentino? Se fosse così, fine del suo ecumenismo con il mondo protestante; se non lo è, come pensiamo, urge una chiarificazione di discontinuità da parte di Francesco.
Domenica 19 gennaio è mancato a Pinerolo Giorgio Gardiol, aveva 71 anni. Pubblichiamo un breve ricordo degli amici del settimanale «Riforma», di cui Gardiol è stato il primo direttore.
Nel corso di una vita dedicata alla chiesa e alla politica, ricercando gli intrecci tra l’annuncio della Parola e le grandi questioni sociali, aveva ricoperto importanti incarichi «di frontiera»: per esempio occupandosi degli italiani emigrati a Ginevra, oppure affiancando vari direttori di Agape (Prali); e naturalmente in un impegno politico sempre ispirato al messaggio di liberazione che viene dall’Evangelo, che gli permetteva di relativizzare qualunque ideologia.
In campo politico-amministrativo, tanti sono stati i suoi anni in Consiglio comunale a Pinerolo – gli anni della militanza in Democrazia proletaria; Gardiol è poi stato consigliere provinciale; negli anni ’90 il passaggio ai Verdi, di cui è stato coordinatore regionale e poi, nelle liste dell’Ulivo, deputato nella XIII legislatura (1996-2001). Fu proprio il mandato parlamentare a interrompere la sua attività giornalistica a Riforma, di cui è stato il primo direttore (1993-96) e di cui aveva partecipato al progetto, dopo essere stato alcuni anni direttore dei settimanali unificati La luce – L’Eco delle valli valdesi.