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Rom
di Valeriu Nicolae Valeriu Nicolae è un giornalista e attivista per i diritti umani. Nato da padre romeno e madre rom, vive…
di Gaetano De Monte. Giornalista, Mediterrenean Hope – programma migranti e rifugiati della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) La vicenda…
di Rocco Luigi Mangiavillano
Sarebbe ora! Mandiamoli a casa. Ma una casa vera, però. Fatta di calce e mattoni veri, non disegnati sulle lamiere di un container. Con la luce, l’acqua, pure quella calda, il gas e perfino il riscaldamento con i termosifoni, così da non morir di freddo o per i veleni di una maledetta stufa difettosa, killer, nelle cronache di tante notti gelide finite in tragedia. I fuochi dei copertoni, meglio di no. Non sono una buona alternativa. Mandiamoli in una casa vera con il bagno e una vera cucina, con una camera da letto, veri mobili, qualche fiore colorato che si affaccia ad un balcone e una vera cameretta per i bambini, con i giocattoli sparsi nel solito «perfetto» disordine. I bambini, si sa, sono sempre bambini! Mandiamoli a casa, per Dio! Ma una casa in una palazzina vera che si trovi in una vera via o piazza, con un numero civico vero. Un cap e una cassetta per la posta con i nomi scritti sopra, anche a penna, quelli veri. Il riconoscimento dell’identità, oltre che con una carta, con fotografia appiccicata sopra, passa anche da qui. Nuovi vicini da incontrare sul pianerottolo, la mattina presto, mentre tengono per mano la mano dei figli, infiocchettati come bonbons nei loro grembiuli, con tanto di cartella e cestino con la merenda, pronti per la scuola. Scendere insieme qualche piano in ascensore, anziché calarsi dalle grondaie, e via fuori dal portone ciascuno per andare incontro alla sua giornata. Home sweet home!
Sgomberi, schedature, concentramento di molte famiglie in luoghi marginali e degradati della città… queste le uniche «soluzioni» adottate dal Piano emergenza nomadi.…