di Giuliano Ligabue
Un ricordo di Simonetta Salacone scritto da un nostro redattore, che ha condiviso con lei una lunghissima e profonda amicizia. Impegnata per una vita sui temi della scuola, fino al 2010 Salacone era stata la direttrice scolastica delle elementari “Iqbal Masih” di Roma. Più volte ha scritto per Confronti articoli belli e appassionati sui mali della scuola italiana.
scuola
di Cristina Obber (giornalista e scrittrice; tra i suoi libri: “Siria mon amour” e “L’altra parte di me”; scrive sul blog “La27esima ora” del Corriere della sera, su cui questo articolo è stato pubblicato).
Mi chiedono spesso che cosa dicono i ragazzi nelle scuole. Da nord a sud, dai licei classici ai professionali, i ragazzi e le ragazze non sono un’entità omogenea, come non lo siamo noi adulti. Serve precisarlo? Sì, serve, perché spesso sentiamo parlare di adolescenti in termini assoluti, che non li rappresentano. Rispetto all’omosessualità sento dire le cose più diverse, e anche quando ciò che sento non mi piace mi rendo benissimo conto di quanto sia importante anche solo pronunciare ad alta voce certe parole, certe sensazioni, condividerle, mettere in fila i pensieri.
Come quando Matteo, 17 anni, mi dice che gli omosessuali gli fanno schifo; quando chiedo a lui e ai suoi sostenitori quali altre “categorie” di persone gli fanno schifo si parla di barboni, e anche di tossici, ma senza motivazioni che oltrepassino la misera soglia del «perché sono dei falliti»; per alcuni tutto ciò che esce dal modello di maschio eterosessuale virile socialmente riconosciuto come vincente è un perdente, e allora meglio tenerlo lontano, non esserne contaminati. Meglio schifarlo, appunto.
Vi proponiamo il servizio sulla legge 107 del 2015 (quella che il governo Renzi ha voluto battezzare “la Buona scuola”) uscito sul numero di febbraio di Confronti, con interventi di Giuliano Ligabue, Antonella Fucecchi (direttrice di CEM Mondialità e insegnante) e Cecilia Calamani (direttore responsabile di cronachelaiche.it). A questi articoli, segue un commento di Enzo Marzo, direttore di Critica liberale.
di Simonetta Salacone, già dirigente scolastica della scuola «Iqbal Masih» di Roma.
Cosa è possibile salvare e cosa è da rigettare nella legge di riforma chiamata dal governo «la buona scuola»? A questa domanda mi è difficile rispondere, poiché la legge n. 107 approvata dal Parlamento conserva tutti i difetti dell’impianto iniziale che ho già evidenziato (vedi Confronti 6/2015) e che sono poi quelli denunciati dalla stragrande maggioranza di docenti, personale amministrativo e dirigenti scolastici, studenti, nonché dalla parte più avvertita dei genitori e dei cittadini comuni sufficientemente informati e preoccupati per le sorti di un’istituzione fondamentale per la democrazia e lo sviluppo del paese. All’articolato sono state apportate alcune modifiche importanti, anche se non sostanziali, a seguito del dibattito parlamentare. Solo per fare alcuni esempi: è stato recuperato il ruolo del Collegio dei docenti nella predisposizione del Piano dell’offerta formativa (Pof) e quello del Consiglio di istituto nell’adozione dello stesso; è stata indicata una diversa destinazione delle somme che saranno versate dai privati, una parte delle quali andrà in un fondo che il Ministero redistribuirà alle scuole in base al bisogno; è stato ridotto il numero delle deleghe al governo.
di Simonetta Salacone (ex dirigente scolastica della scuola «Iqbal Masih» di Roma)
La riforma voluta dal governo Renzi attribuisce molto potere al dirigente scolastico, al quale verrà affidata la valutazione dei docenti, con tutti i prevedibili rischi di discrezionalità e di pressioni. Senza contare poi che questo favorirà la creazione di una forte competizione fra colleghi all’interno delle scuole. Lo «school bonus», inoltre, finirà ovviamente per favorire le scuole frequentate da alunni di famiglie benestanti. Sono molte poi le problematiche della scuola che non vengono affrontate da questo disegno di legge.
Il 19 maggio 2014 il ddl 2994 denominato «La buona scuola» ha concluso il suo iter alla Camera dei deputati, apprestandosi ad affrontare quello in Senato, dove il cammino sarà più in salita. Al di là delle critiche ai singoli articoli e nonostante le modifiche apportate durante il dibattito parlamentare, ciò che non convince è la filosofia che sta dietro il ddl. Viene infatti stravolto il modello di scuola disegnato dalla Costituzione, perché ai valori di inclusività e di uguaglianza si sostituisce la competizione fra scuole, docenti, alunni.
intervista a Marco Rossi Doria
Rossi Doria ha fatto dell’insegnamento una scelta di vita, che ha speso e sta spendendo per far sì che la scuola sia una «chance» (per riprendere il nome del progetto da lui fondato), un’occasione di promozione per tutti, a cominciare da chi è a disagio e in difficoltà. «Primo maestro di strada d’Italia» dal 1994 al 2006, lo è stato nei quartieri spagnoli di Napoli ma non ha dismesso tale veste a Trento, e nemmeno quando ha assolto a compiti internazionali: a Parigi come a New York, all’Onu come al Consiglio d’Europa. Da sottosegretario all’Istruzione nei governi Monti e Letta (dal novembre 2011 al febbraio 2014) ha avuto la possibilità di «sperimentare», da un’angolazione diversa, la realtà della scuola italiana. È appena uscito un suo nuovo libro sulla scuola che – come richiama lo stesso titolo – resta il suo mondo. Ha accettato volentieri di rispondere a qualche nostra domanda.
di Simonetta Salacone, dirigente scolastica di scuola primaria.
Parlamentari di vari partiti hanno ripresentato in questa legislatura il testo della proposta di legge di iniziativa popolare (su cui nel 2006 erano state raccolte 100mila firme) per riproporre i temi della cittadinanza, della laicità e della qualità del sistema educativo e di istruzione.
Nel 2006, con le firme di 100mila cittadini, veniva presentata una proposta di legge di iniziativa popolare «per una buona scuola per la Repubblica». Il dibattito sul sistema scolastico italiano, aperto da tempo, era diventato rovente a seguito degli interventi del ministro Moratti, con i quali il governo di centro-destra andava introducendo una visione «di mercato» che puntava a differenziare i percorsi degli alunni (la «personalizzazione») e a introdurre il privato nella scuola statale.
In questa direzione il ministro Gelmini avrebbe, negli anni successivi, apportato tagli ingentissimi ai finanziamenti alla sola scuola statale e avrebbe introdotto elementi di selezione meritocratica, in direzione di una visione antiegualitaria e quindi classista della società, adattando così la scuola alla svolta liberista impressa alle politiche mondiali.
di Mila Spicola – «A mathematician who is not also something of a poet, will never be a complete mathematician» (Karl Weierstrass, 1815-1897). Chi si interroga sull’utilità oggi degli studi classici (in particolare su quella del liceo classico) in termini di «sbocchi occupazionali», sottolineando la «necessità di puntare di più sulla ricerca scientifico-tecnica» o di «adeguare o spostare i saperi su contenuti più aggiornati» sa che gli studenti iscritti al liceo classico oggi sono solo il 6% della popolazione studentesca totale? Lo sa che i livelli di rendimento medi degli studenti del liceo classico rappresentano la nostra eccellenza sulla scala mondiale dei rilevamenti Ocse-Pisa? Il restante 94% si iscrive ad altri licei o naviga nel mare magnum delle scuole tecnico-professionali: a queste è demandato in modo più specifico un collegamento diretto con il mondo del lavoro. Quanti si interrogano, in modo più appropriato, sull’efficacia – chiamiamola nuovamente «utilità» – in termini occupazionali dei percorsi tecnico-professionali?
di Marina Boscaino – «La scuola è lo specchio della società, è la prima palestra dell’integrazione (…); è giusto che si discuta di questi tempi, perché è necessario che la società capisca che il futuro è multietnico. Dobbiamo dare agli insegnanti gli strumenti per lavorare sull’integrazione» (www.direttanews.it); così la ministra dell’Istruzione Carrozza in una recente intervista. Ma nella scuola pseudo-rottamata alle parole corrispondono raramente i fatti…
Invece di dare segnali chiari di un cambiamento di rotta, dopo anni di tagli sulla scuola, il governo dei tecnici ha aperto…