di Brunetto Salvarani (teologo, saggista, direttore di Qol)
Lo scorso 12 maggio, parlando all’Unione Internazionale delle Superiore Generali, a una domanda sulla creazione di figure diaconali al femminile, papa Francesco ha risposto di voler costituire una commissione che studi la questione. Tanto è bastato per rilanciare non solo l’idea di ordinare delle donne in una Chiesa che, com’è noto, non le ammette a divenire presbitere, ma anche per rilanciare un dibattito sul loro ruolo complessivo: lo stesso Bergoglio, nell’occasione, ha ammesso che in ambito ecclesiale «è molto debole l’inserimento delle donne nei processi decisionali».
L’intervento è passato nell’opinione pubblica per il tema donne e diaconato: il che, ha evidenziato la presidentessa del Coordinamento teologhe italiane, Cristina Simonelli, mostra che i tanti rifiuti a discutere l’argomento nel mezzo secolo che ci separa dal Vaticano II non sono per nulla condivisi nella comunità ecclesiale. Non solo dalle donne, consacrate o no, ma anche da molti uomini.
teologia
Letizia Tomassone “Crisi ambientale ed etica. Un nuovo clima di giustizia” 136 pagine, 12,90 euro Claudiana, Torino 2015 di Valerio Pignatta La…
di Brunetto Salvarani (teologo, direttore di CEM Mondialità e di Qol – curatore del dossier “Religioni ed economia” assieme al direttore di Confronti, Claudio Paravati)
«Dovremo adattarci ad avere meno risorse. Meno soldi in tasca. Essere più poveri. Ecco la parola maledetta: povertà. Ma dovremo farci l’abitudine. Se il mondo occidentale andrà più piano, anche tutti noi dovremo rallentare. Proviamoci, con un po’ di storia alle spalle, con un po’ d’intelligenza e d’umanità davanti» (Edmondo Berselli, L’economia giusta, 2010).
La crisi finanziaria ed economica scoppiata nel 2008 e le successive difficoltà di quelle economie occidentali che fino a tempi recenti sembravano prosperare ci hanno costretto a riaprire un’agenda che sembrava definitivamente chiusa con la definitiva vittoria del capitalismo e la contestuale catastrofe dei sistemi del cosiddetto «socialismo reale». La cosa ha spinto fra l’altro diversi autori a mettere a tema le questioni economiche, la loro fragilità e il loro rapporto con i sistemi religiosi…
intervista a Daniele Garrone
(professore di Antico Testamento alla Facoltà valdese di teologia di Roma)
«La Riforma si scostò dall’ostilità antiebraica basata sulle accuse agli ebrei di portare la peste, di rapire e uccidere bambini cristiani, di profanare ostie. Non diminuì, invece, l’avversione teologica all’ebraismo. La polemica di Lutero si sviluppò e crebbe di toni intorno al problema dell’interpretazione dell’Antico Testamento».
Abbiamo chiesto a Daniele Garrone, docente di Antico Testamento alla Facoltà valdese di teologia, di tracciare un ritratto di Mario Miegge, uno degli intellettuali valdesi più noti e acuti, scomparso il 19 marzo scorso.
È troppo presto per tracciare un bilancio dell’eredità di Mario Miegge. Ora è il tempo del vuoto per la perdita di un intellettuale fine e rigoroso; di un interlocutore pungente e sensibile al tempo stesso; di un appassionato sostenitore della sfera pubblica come luogo di interazione, nella polis, di discorsi volti alla ricerca di un migliore assetto della consociatio umana, sempre minacciata da tirannidi; di un valdese appassionato e critico; di un compagno di tante battaglie; per molti di noi, di un amico. La sua vita può essere innanzitutto descritta in base alle sue «scelte professionali», alla professione che proprio lui ci ha sempre ricordato essere «vocazione». Nato nel 1932, dopo la laurea all’Università di Roma La Sapienza, fu docente al liceo classico di Avezzano e all’Università di Urbino, per poi divenire professore ordinario di Filosofia teoretica all’Università di Ferrara, che lasciò con il titolo di emerito. Qui fu, tra l’altro, tra i fondatori, e poi preside, della Facoltà di Magistero (ora «Lettere e filosofia»).
Adriano Prosperi e Vito Mancuso alla presentazione del libro di Luigi Sandri sui Concili
Lo storico Adriano Prosperi e il teologo Vito Mancuso hanno presentato a Roma, alla libreria Fandango, il libro di Luigi Sandri «Dal Gerusalemme I al Vaticano III. I Concili nella storia tra Vangelo e potere» (Il Margine, Trento 2013, 1080 pagine, 30 euro). I temi maggiori del libro, la sua documentata analisi, le luci e le ombre di quelle assemblee. In questa carrellata che percorre duemila anni emergono anche vicende di solito sottaciute nella catechesi, nella predicazione e nelle trasmissioni che si occupano di Chiesa: ad esempio, la violenza con la quale papi e concili hanno deliberato contro «eretici» (tali definiti dal potere ecclesiastico), ebrei e musulmani; e poi, naturalmente, il peso del potere politico nei concili; il vissuto del popolo cristiano; l’ardimento evangelico di alcuni ed alcune; la novità del Vaticano II ed i problemi irrisolti del post-Concilio. Per il futuro, Sandri auspica un «Vaticano III», cioè un Concilio generale della Chiesa romana, e uno autenticamente ecumenico di tutte le Chiese.