In seguito all’Operazione “autolavaggio” del 2016 sono state rivolte a Luiz Inácio Lula da Silva delle accuse di corruzione. Da allora, su decisione del Supremo tribunale federale, Lula è detenuto nelle carceri di stato, prima dell’espletamento di tutti i gradi di giudizio. L’accusa parla di prove inconfutabili, ma forse non tutto è come sembra.
Teresa Isenburg
di Teresa Isenburg (docente di Geografia economico-politica all’Università di Milano)
Temer, dopo aver deposto con un colpo di Stato la presidente Rousseff, sta mettendo in atto politiche antipopolari nell’esclusivo interesse della élite che ha favorito il golpe.
di Teresa Isenburg (docente di Geografia economico-politica all’Università di Milano)
Un paese di grande dimensioni e una fra le potenze mondiali è scosso da una crisi istituzionale molto grave. Il Brasile, con oltre 200 milioni di abitanti, spazi con ecosistemi scarsamente antropizzati, riserve minerarie soprattutto di petrolio, un livello tecnologico-scientifico medio, ha un peso mondiale non indifferente e quindi ciò che là accade riguarda l’insieme del pianeta e anche noi.
La storia recente, dopo la dittatura militare (1964-1984), della Federazione si può schematizzare in poche scansioni. Lotte sociali e politiche portarono il ritorno di istituzioni democratiche e la rifondazione dello Stato su basi rispettose dei diritti politici, sociali ed umani espressi nella Costituzione del 1988. Ma i rapporti di forza concreti imposero compromessi e la ristretta élite del paese (pari all’1% della popolazione) mantenne un grande potere e alcuni rami dello Stato (in particolare magistratura e forze dell’ordine) conservarono l’impostazione autoritaria e repressiva della dittatura.