di Michele Lipori. Redazione Confronti Dopo i numerosi ricorsi e le accuse a mezzo Twitter di complotti e frodi da parte di…
Trump
di Paolo Naso. Docente di Scienza politica all’Università Sapienza di Roma. Dopo lo scempio democratico del 6 gennaio, quando rispondendo all’appello del…
di Michele Lipori. Redazione Confronti Dal risultato elettorale si evince che, nonostante la vittoria di Biden alla corsa per la Casa Bianca,…
di Enrico Campofreda Giornalista e scrittore Sull’emerita salma di Mohsen Fakhrizadeh, fino al giorno dell’attentato letale guida, se non suprema oggettivamente centrale,…
di Michele Lipori. Redazione Confronti IMMIGRAZIONE IN ISRAELE La crisi mondiale causata dal Coronavirus pare che avrà delle conseguenze considerevoli sul piano dell’immigrazione in…
di Giorgio Gomel. Economista, è membro dell’Istituto Affari Internazionali (IAI), del Comitato direttivo di Jcall-Italia e dell’organizzazione Alliance for Middle East Peace.…
di Paolo Naso. Docente di Scienza politica all’Università Sapienza di Roma, Coordinatore di Mediterranean Hope della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia…
L’uccisione a Baghdad del generale Qasem Soleimani non è stata un incidente di percorso del Pentagono o della Cia ma il frutto di una precisa strategia che, più che alla geopolitica e al radicalismo islamico, guarda all’imminente futuro del presidente Donald Trump.
Il piano massiccio di investimenti del duo Trump-Kushner indirizzati a risollevare l’economia palestinese, ormai prossima al collasso. Sviluppo e prosperità economica sono una condizione necessaria ma allo stesso tempo un’azione di mediazione volta a risolvere il conflitto non può prescindere da una soluzione politica “a due stati”, che gli Stati Uniti hanno sempre sostenuto e che in questi ultimi mesi hanno decisamente contraddetto.
Quali sono i segni che rivelano l’ammalarsi di una democrazia? Il fascismo può tornare in altre forme rispetto a quelle che conosciamo dalla storia? Queste le domande che si pongono alcuni professori dei massimi atenei statunitensi nell’osservare le sfide alla democrazia operate da Trump, sempre più orientato ad un “governo del popolo”.