La guerra tra Russia e Ucraina si sta prolungando oltre ogni aspettativa ed è chiaro ormai a tutti che essa non avrà un chiaro vincitore ma ad un certo puntovi sarà un cessate il fuoco e le due comunità ricominceranno a convivere in una situazione ancora più difficile rispetto al passato. Ma come sarà possibile realizzare tale convivenza?
Ucraina
A dispetto di quello che si pensi, lo stallo – quello in cui si trova il conflitto tra Russia e Ucraina, per esempio – è una delle situazioni più comuni dei conflitti armati. Questo a dispetto dell’eredità della Seconda guerra mondiale, quando la Germania nazista fu completamente sgominata dagli Alleati insieme agli altri Paesi dell’Asse.
La guerra tra Russia e Ucraina non è una guerra qualsiasi ma piuttosto una guerra “costituente”. Nel momento in cui un accordo tra Russia e Ucraina apparirà probabile, quindi, tutti i governi razionalmente avranno l’interessea mostrarsi disposti a cooperare. E da questa nuova cooperazione nascerà un nuovo sistema internazionale.
Lo scorso agosto Il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste ha approvato un ordine del giorno che si esprime contro il finanziamento della produzione di armamenti per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina. Pur riconoscendo “un aggressore e un aggredito”, il documento si presta a una analisi sulla struttura della discussione in materia di etica della pace.
Lo scorso maggio il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, è stato nominato da papa Francesco nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana. Nato a Roma nel 1955, nel 1973, quando era studente al liceo Virgilio, conosce Andrea Riccardi, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio e inizia a collaborare attivamente alle loro attività. Come si troverà la Chiesa cattolica italiana con un governo le cui le priorità – almeno a prima vista – non sembrano collimare esattamente con le proprie?
A causa della guerra vi sono almeno 8 milioni di ucraini rifugiati nei diversi Paesi europei. Di questi almeno l’80% è costituito da donne e bambini. Dunque ogni piano di sostegno straordinario – nazionale o europeo – dovrà tener conto necessariamente di aspetti di genere (lavoro in primis) e di tutela dell’infanzia.
A un anno dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina il fronte delle ostilità coinvolge anche le religioni. L’Institute for Religious Freedom – un ente di ricerca indipendente con sede a Kiev – mette in guardia su danneggiamenti e distruzioni arbitrarie operate dall’Esercito russo nei confronti dei luoghi di culto di ogni confessione in Ucraina. Il rischio è che il patrimonio storico e spirituale del Paese subisca dei danni irreparabili.
Molto atteso il viaggio papale nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan previsto tra il 31 gennaio e il 5 febbraio prossimi. I due Paesi africani, squassati dai conflitti, saranno una prova impegnativa per le doti diplomatiche di Francesco, che dovrà districarsi in un ginepraio di violenza.
Grande è il dibattito, soprattutto in seguito allo scoppiare del conflitto russo-ucraino, su quali siano (o dovrebbero essere) i rapporti tra Chiese e politica. Storicamente si possono individuare dei “tipi ideali”, anche se nella realtà si incontrano in forme miste e “contaminate”.
Nell’XI Assemblea generale del CEC nessuna pronunciazione sul sostegno della Chiesa ortodossa russa all’aggressione militare.