di Michele Lipori. Redazione Confronti. In seguito all’invasione russa, sono oltre 3 milioni e mezzo le persone che hanno lasciato l’Ucraina (dati…
Ucraina
di Velania A. Mesay. Reporter e studiosa del Corno d’Africa A Suceava, a pochi chilometri dalla frontiera con l’Ucraina, c’è un hotel…
di Luigi Sandri, redazione Confronti, e Paolo Emilio Landi, regista teatrale e giornalista, rubrica Protestantesimo RAIDUE. Bartolomeo, il patriarca ecumenico di Costantinopoli,…
La creazione di una Chiesa “autocefala” d’Ucraina, benedetta dal patriarcato di Costantinopoli e considerata invece scismatica da quello di Mosca, sta portando l’intera Ortodossia a una crisi epocale. La divergente politica, del Cremlino e di Kiev, e l’irrisolta questione della Crimea, avvelena ancor più l’intricato groviglio.
Alla radice del contenzioso, provocato dall’autocefalia ucraina, vi è una diversa interpretazione del “primato” di Costantinopoli: si tratta di un “primo senza pari”, come sostiene il patriarca Bartolomeo, oppure di un “primo con pari” che afferma Kirill a Mosca? Ciascuno invoca la storia a conferma delle proprie tesi. Anche le altre Chiese hanno idee divergenti.
Il 5 gennaio a Istanbul il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, presente il presidente ucraino Poroshenko, ha firmato il “tomos” – decreto sinodale – che concede l’autocefalia alla neonata Chiesa ortodossa d’Ucraina; e l’indomani l’ha consegnato al neo-primate Epifanyi. Che il patriarcato di Mosca, furente, considera “scismatico”.
di Luigi Sandri. Redazione Confronti Dopo le “sciabolate” estive, in ottobre hanno fatto un passo avanti verso lo scisma ufficiale i patriarcati…
L’autocefalia (indipendenza) della Chiesa ucraina, oggi divisa in tre parti, una delle quali legata al patriarcato russo, proposta dal governo di Kiev, ha portato ad uno scontro frontale tra il patriarcato di Mosca, che si oppone, e quello di Costantinopoli, che l’appoggia. Le drammatiche conseguenze ecclesiali ed ecumeniche di uno scisma intra-ortodosso.
di Giulietto Chiesa
La crisi attuale – spiega a Confronti il giornalista Giulietto Chiesa, già parlamentrare europeo, fondatore del laboratorio politico-culturale «Alternativa» – non parte dalla cosiddetta «annessione» della Crimea. Che, in realtà, è stata un vero, plebiscitario pronunciamento popolare. La storia è cominciata con un colpo di Stato, avvenuto a Kiev il 22 febbraio, con il rovesciamento violento di un presidente regolarmente eletto dalla maggioranza degli ucraini. Corrotto fin che si vuole, e anche un po’ di più. Ma se dovessimo applicare questi criteri, di governanti corrotti ce ne sono stati e ce ne sono in abbondanza anche nel resto d’Europa.
Devo a un amico russo un documento molto interessante, che presto ripubblicherò in edizione integrale su pandoratv.it: si tratta di un’intervista televisiva a Vladimir Putin risalente presumibilmente al 2004, cioè ai primi anni della sua prima presidenza. Ne traggo qualche citazione testuale che ci permette di collocare precisamente in quel contesto la fine dell’idillio tra la Russia di Eltsin e gli Stati Uniti. Parlo della Russia di Eltsin perché Putin ne faceva parte così intimamente da essere stato designato come successore.
E dunque quale fu la cosa che fece terminare l’idillio? Putin discorre sui missili antimissile che gli americani volevano piazzare nella Repubblica Ceca e poi in Polonia…
di Luigi Sandri – (questo commento esce anche su Adista n. 10/2014). Insieme ai loro decisivi risvolti geopolitici – che qui diamo per conosciuti – le drammatiche giornate di Kiev, bagnate dal sangue a piazza Majdan, e il contrasto russo-ucraino per la Crimea, hanno innescato anche una questione religiosa che è forse utile focalizzare, in se stessa e per le sue inestricabili connessioni con la situazione storica e sociale, ieri e oggi, dell’Ucraina.
Storicamente, il Paese da mille anni è sempre stato ortodosso. Nel 988 missionari bizantini battezzarono il principe Vladimir di Kiev, guida della Rus’ (l’Ucraina meridionale), e di conseguenza il popolo dovette farsi cristiano. Nel 1054 Roma e Costantinopoli si scomunicarono reciprocamente; una frattura, però, quasi ignorata nella Rus’. Quando i Tartari, alla metà del secolo XIII, devastarono Kiev, il metropolita della città riparò in Russia, infine fissando la sua sede a Mosca, pur mantenendo il suo titolo ecclesiastico originario. Con la nascita del patriarcato di Mosca (1589) la Chiesa ortodossa russa si riorganizzò e a poco a poco arriverà a controllare ecclesialmente parte dell’Ucraina.
Ma nel 1595-96 gran parte dei vescovi ucraini riconobbero il papato: nacquero così i greco-cattolici, definiti “uniati” dagli ortodossi che li detestano. I primi ritennero di esplicitare un’unione mai in realtà spezzata con Roma; i secondi accusarono i re polacco-lituani ed i pontefici di aver organizzato il “tradimento” per distruggere dall’interno l’Ortodossia.