di Donato Di Sanzo (mediatore culturale e dottore di ricerca in Storia contemporanea presso l’Università di Salerno)
Il dibattito sulla Brexit e la tenuta della sovranità britannica.
Uk
di Paolo Naso (docente di Scienza politica e Giornalismo politico alla Sapienza e coordinatore del Consiglio per le relazioni con l’islam italiano)
Sempre indeciso tra politica e buffoneria, Beppe Grillo ha accolto l’elezione a sindaco di Londra di Sadiq Khan con una delle battute più infelici del suo repertorio: «Voglio vedere quando si farà saltare in aria a Westmister». Razzismo di borgata più che “British humor”, ma ogni occasione è buona per conquistare un titolo e spingere i candidati pentastellati in corsa alle amministrative. Ma oltre che cattiva comicità, quella di Grillo è anche pessima politica: le sue antenne non colgono la grande novità che arriva da Londra, e cioè dalla capitale di un paese europeo da cui potrebbe partire il colpo letale all’Unione dei 28 stati.
di Simone Maghenzani (docente di Storia moderna, Università di Cambridge)
Il referendum del 23 giugno vedrà il Regno Unito decidere della propria adesione all’Unione europea: non un fatto nuovo nella storia britannica. Già nel 1975 il paese venne chiamato alle urne per approvare la partecipazione al mercato comune europeo, con un referendum indetto dal primo ministro laburista, Harold Wilson. Oggi come allora il dibattito non coinvolge i temi dell’identità europea delle isole britanniche, o il ruolo di Londra sullo scacchiere internazionale. Se nel 1975 la decolonizzazione era fatto ancora recente, e si poteva pensare al Regno Unito come punto originale di intersezione tra la tradizionale “relazione speciale” anglo-americana, il Commonwealth, e l’Europa, oggi l’eredità dell’impero è lontana, e partner commerciali nuovi sono al centro della scena. Tuttavia, le due consultazioni sono assai simili. Se nel 1975 il referendum aveva l’obiettivo di tenere insieme il partito laburista, con una sinistra interna preoccupata che le decisioni di politica industriale sarebbero state prese a Bruxelles e non più a Westminster (tra gli oppositori di allora all’adesione al mercato comune, l’attuale leader del Labour, Jeremy Corbyn), oggi il referendum non ha altra ambizione che quella di David Cameron di mantenere l’unità del partito conservatore.