La legge sulle unioni civili, regolando alcuni aspetti della vita della coppia omosessuale, ha omesso ogni riferimento alla questione dei figli e delle figlie nate al suo interno. Nel frattempo, sul finire del 2023 il Parlamento europeo ha approvato i primi atti per l’introduzione del Certificato europeo di filiazione, strumento necessario per il riconoscimento del diritto all’omogenitorialità in tutti i Paesi dell’Unione europea.
Unioni civili
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Papa, unioni civili, omosessuali: novità sorprendenti, conferme pesanti
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intervista a Selene Zorzi (a cura di Daniela Mazzarella)
La teologa Selene Zorzi, ideatrice del sito Coordinamento teologhe italiane (che ha gestito dal 2003 al 2013), si occupa di teorie di genere e ha scritto vari libri, tra cui Al di là del “genio femminile” (Carocci editore, 2014). L’abbiamo intervistata sulle questioni sollevate dalla proposta di legge Cirinnà, intorno alla quale si è creato un dibattito acceso, con toni da vera e propria Crociata da parte di un fronte cattolico politicamente trasversale ma decisamente compatto nella sua battaglia alla “famiglia diversa”.
Da cattolica come vive le polemiche intorno al ddl Cirinnà?
Il fronte cattolico è molto meno compatto di quanto sembri, come sempre del resto. A volte si dimentica che l’adesione alla Chiesa non ha le caratteristiche di un’adesione ad un partito politico o a delle idee, ma è l’appartenenza ad una comunità che condivide un’esperienza di fede dove i membri hanno opinioni anche differenti. Quello che vedo compatto è un fronte di persone, spesso anche non cattoliche, che hanno su queste questioni idee molto confuse, che non hanno dimestichezza con la terminologia degli studi di genere e che confondono le moltissime questioni in ballo.
di Giancarla Codrignani
Ci sono diritti che, nella ricerca di sistemazione giuridica, forniscono materia per estendere l’educazione civica dei cittadini. Uno di questi è la famiglia: se fosse “naturale” non avrebbe bisogno di leggi. Infatti nessuno dice come deve essere la forma del corpo; ma i corpi entrano in relazione e la scelta delle relazioni conformano il costume rendendo necessarie le regole.
Leggo in Diritto d’amore di Stefano Rodotà che la Costituzione italiana ha modificato “la gerarchia delle fonti giuridiche… sì che non era possibile invocare il codice contro la Costituzione”: Maria Maddalena Rossi subito intervenne a chiarire il punto dolente sulla famiglia, richiamando la volontà delle donne di cambiare, in coerenza con questi principi, il codice civile che le rendeva subalterne nel matrimonio.
Certo, per un Calamandrei poco convinto di una strana “famiglia democratica” e ben convinto che il marito fosse “il capo” della medesima, l’arcobaleno dei diritti genitoriali sarebbe stato impensabile. Eppure tutti conoscono i secoli di clandestinità e di sofferenze per migliaia di “diversi” disprezzati e perfino suicidi, mentre alle leggi (civili) piaceva solo il matrimonio tra un uomo e una donna nella versione religiosa, praticata anche dagli atei perché socialmente approvata, oppure laica, ormai più diffusa anche per molti cristiani ma un tempo trasgressiva rispetto alle regole sociali che ne hanno determinato le leggi. Sennonché al codice civile non importa nulla che le persone si vogliano bene per sposarsi, è sempre più praticata la “convivenza fondata sull’amore”. Dedicare una riflessione ai 128 femminicidi del 2015? Tutto bene?