di Valeria Fraschetti
I corpi, violati e senza vita, di due giovani che pendono da un albero di mango. È l’immagine che settimane fa ha fatto il giro del mondo destando un’ondata d’indignazione e che resterà nella Storia come una delle più eloquenti testimonianze dei pericoli che insidiano le vite delle donne dell’India. Eppure, il pervasivo fenomeno degli stupri è purtroppo solo un tassello di un complesso e variegato mosaico di fotogrammi altrettanto drammatici, ma ancora spesso sottaciuti, sulla condizione femminile indiana. Dei tanti paesi dove le vite delle donne sono una gimcana tra abusi e soprusi, l’India è uno dei pochi dove queste possono vedersi negato persino il diritto alla nascita. Mentre la marcia economica del paese avanza, la classa media s’ingrossa e le tv entrano persino negli slum, l’atavica preferenza per i figli maschi resiste. Incredibilmente. Una bimba viene ancora percepita da molte famiglie come una zavorra economica e sociale. Tanto vale disfarsene: la pensavano così cent’anni fa come oggi. Con la differenza che ora esistono tecnologie a basso costo – vietate per legge, ma di fatto accessibili – per scoprire il sesso di un feto.
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