di Luigi Sandri e Stefania Sarallo
Un viaggio di Confronti in un paese laico, ma massicciamente musulmano che – per la sua storia, la sua appartenenza alla Nato e la sua posizione geografica – ha un particolarissimo ruolo in Medio Oriente. I problemi da risolvere per entrare nell’Unione europea. La presenza, del tutto minoritaria, di cristiani di varie Chiese.
Se volessimo racchiudere in un’immagine il senso e il filo rosso della visita di un gruppo di Confronti in Turchia (29 agosto-7 settembre), aiutati dagli amici dell’«Istituto Tevere» – associazione di emanazione turca con sede a Roma – potremmo prendere lo skyline che, nel Corno d’oro, ingloba Santa Sofia, la Moschea blu e, assai più lontana e defilata, la torretta di un edificio situato presso il Fanar, la residenza, ad Istanbul, dei patriarchi di Costantinopoli. Scopo del nostro viaggio – come sempre per analoghe iniziative in vari paesi del Medio Oriente e dell’Europa orientale – era quello di incontrare, prima di tutto, realtà religiose, di maggioranza (musulmane) e di minoranza (cristiani di varie Chiese), in questo caso. Realtà che si trovano in un contesto storico, culturale e geopolitico che non può essere ignorato, tanto più oggi che i drammi del Medio Oriente, anche in paesi (Iraq, Siria) che confinano con la Turchia, pongono ad Ankara problemi di particolare urgenza e complessità.
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