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Il Tex di Buzzelli

di Goffredo Fofi

di Goffredo Fofi. Scrittore, critico letterario e cinematografico, giornalista. Direttore della rivista Gli asini.

Nel trentesimo anniversario della morte del maestro del fumetto Guido Buzzelli, la casa editrice Coconino Press ha recentemente pubblicato il quarto volume antologico delle sue opere. Un modo per riscoprire un autore, che – tra le tante altre – firmò anche tavole dedicate a Tex Willer e Alan Parker.

Un grosso volume della benemerita Coconino Press, un’ottima casa editrice di fumetti classici e nuovi, ripropone il bellissimo HP di Guido Buzzelli, autore di grandi storie dove il fantastico e il realistico si sono volentieri mescolati in una visione essenziale ma adulta delle contraddizioni umane, della mescolanza di bene e di male, di vita e di pensiero.

La gran parte di questa storia è in bianco e nero, secondo i criteri dei fumetti di un tempo, quelli in cui il nome dell’autore era spesso dimenticato dagli editori e di conseguenza ignorato dai lettori, più interessati ai personaggi, agli eroi, che non ai suoi autori. Ideatore di tradizione, di testo e di immagini, Buzzelli è riuscito a farsi conoscere perché fuori dalla produzione in serie promossa per esempio dalla stirpe dei Bonelli, grandi editori per tanti decenni, un quasi monopolio del fumetto d’avventura.

Tex Willer è stato il loro eroe più noto, da più di settant’anni amato da tanti bambini; e da tanti adulti che non dimenticano di esserlo stati.

Tex è stato ideato nel 1948 da Gianluigi Bonelli e da Aurelio Galleppini e poi disegnato da molti, sempre rispettosi della figura iniziale, “senza macchia e senza paura”, ma non c’è stato solo il ranger texano eroe di mille avventure a popolare i sogni dei bambini che siamo stati, e i Bonelli ci hanno regalato in altri campi dell’avventura Zagor, Martin Mystère, Nick Raider, che hanno avuto rivali nel gusto dei lettori come Dylan Dog (sempre dei Bonelli) e altri in altri “generi” dell’avventura, disegnati da Hugo Pratt, Milo Manara, da Attilio Micheluzzi, a Dino Battaglia eccetera.

Confesso di aver preferito a Tex, crescendo, Alan Parker, un eroe western più moderno e complesso. Mentre Tex era fermo, diciamo, a John Wayne, Alan Parker guardava al western adulto, e magari a Robert Redford se qualcuno ancora se lo ricorda. Lo elaborò Giancarlo De Santis e lo disegnò l’ottimo Ivo Milazzo, un vero maestro.

C’è stato un continuo passaggio di consegne tra generazioni di autori e di lettori di fumetti, fino a tempi recenti, ché oggi il fumetto seriale non ha più il peso che ha avuto in passato nella formazione del nostro immaginario, diciamo pure dell’immaginario nazionale, e questo è, credo, un vero peccato, ché di modelli positivi di comportamento morale e sociale ci vennero, ai bambini di un tempo, forse più da Tex Willer e da Alan Parker che non da quelle “professoresse” e maestre che don Milani criticò aspramente, quelle che ci strappavano di mano i fumetti che cercavamo di leggere di nascosto anche a scuola, per reagire alla loro noia.

Chissà, forse anche don Milani leggeva a suo tempo Tex e forse ne ha perfino imparato qualcosa…

© Illustrazione di Doriano Strologo

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Goffredo Fofi

Scrittore, critico letterario e cinematografico, giornalista. Direttore della rivista Gli asini

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