di Michele Lipori. Redazione Confronti
Sebbene le Mutilazioni genitali femminili siano riconosciute a livello internazionale come una violazione estrema dei diritti e dell’integrità delle donne, delle ragazze e delle bambine, l’Onu stima che circa 68 milioni di ragazze in tutto il mondo rischiano di subire questa pratica prima del 2030.
Era il 2012 quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato all’unanimità la risoluzione 67/146, proclamando il 6 febbraio come la Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili (Mgf ), ovvero tutti quei procedimenti che coinvolgono la rimozione, totale o parziale, degli organi genitali femminili esterni.
Pratiche a cui donne, ragazze e bambine continuano a essere sottoposte tutt’oggi non per scopi di natura medica, bensì per motivi culturali, e in seguito alle quali numerose sono le complicazioni – a breve e lungo termine – sulla salute, tra cui la morte. Sebbene le Mgf siano riconosciute a livello internazionale come una violazione estrema dei diritti e dell’integrità delle donne, delle ragazze e delle bambine, l’Onu stima che circa 68 milioni di ragazze in tutto il mondo rischiano di subire questa pratica prima del 2030.
Le Mgf sono generalmente classificate in 4 tipi principali:
1. rimozione parziale o totale del glande clitorideo e/o del prepuzio/cappuccio clitorideo;
2. rimozione parziale o totale del glande del clitoride e delle piccole labbra, con o senza rimozione delle grandi labbra;
3. noto anche come infibulazione, è il procedimento attraverso il quale si opera il restringimento dell’apertura vaginale attraverso la creazione di un “sigillo di copertura”. Il “sigillo” si forma tagliando e riposizionando le piccole labbra, o le grandi labbra, a volte mediante sutura, con o senza rimozione del prepuzio clitorideo/cappa clitoridea e del glande.
4. tutte le altre procedure dannose per i genitali femminili, per scopi non medici, che comprendono azioni come pungere, perforare, incidere, raschiare e cauterizzare l’area genitale.
I dati dell’Onu provenienti da indagini su larga scala mostrano che la pratica delle Mgf è altamente concentrata in una fascia di Paesi che vanno dalla costa atlantica al Corno d’Africa, in aree del Medio Oriente (come l’Iraq e lo Yemen) e in alcuni Paesi dell’Asia come l’Indonesia, con ampie variazioni di prevalenza.
La pratica è quasi universale in Somalia, Guinea e Gibuti, con livelli superiori al 90%, mentre colpisce non più dell’1% delle ragazze e delle donne in Camerun e Uganda. Tuttavia, ci sono evidenze dell’esistenza della pratica delle Mgf in Colombia, India, Malesia, Oman, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, ma ci sono anche prove che le Mgf siano praticate in Europa, Australia e Nord America soprattutto per volere di persone provenienti da Paesi in cui tali pratiche sono ancora presenti e accettate.
Il fatto che la pratica delle Mgf sia così strettamente collegata con la cultura in cui si è inseriti influenza anche l’atteggiamento delle donne e delle ragazze nei confronti delle Mgf stesse. In Mali, Sierra Leone, Guinea, Gambia, Somalia ed Egitto è stato rilevato che più della metà della popolazione femminile ritiene che la pratica dovrebbe continuare. D’altro canto, nella maggior parte dei Paesi dell’Africa e del Medio Oriente è stato rilevato che la maggioranza delle ragazze e delle donne pensa che tale pratica dovrebbe essere abbandonata.
Una delle motivazioni addotte per il perdurare delle pratiche di Mgf è che esse rispettino dei precetti religiosi o comunque facciano parte del bagaglio culturale di un certo gruppo etnico, assumendo – quindi – una forte valenza identitaria.
Ad ogni modo, i dati rivelano che nonostante le Mgf siano praticate prevalentemente all’interno di alcune società musulmane, tali pratiche non sono prescritte come obbligatorie dalla maggiorparte delle correnti dell’Islam. A dimostrazione della varietà di posizioni in materia anche all’interno dell’alveo islamico – che, dunque, variano a seconda dei contesti etnico-culturali di riferimento –, si rileva altresì che sono state emesse diverse fatwa (un responso giuridico su questioni riguardanti il diritto islamico emesso da un giurisperito) sia a favore, sia contro, sia lasciando la pratica sul piano discrezionale.
Oltre che nell’Islam, la pratica delle Mgf si rilevano nelle comunità cristiane copte in Egitto, in quelle cristiane ortodosse in Etiopia e sia tra quelle protestanti e cattoliche in Sudan e Kenya. Infine, l’unico gruppo ebraico in cui si è rilevata la pratica delle Mgf è quello dei Beta Israel in Etiopia, cioè la comunità etiope di religione ebraica che dichiara di discendere da Menelik, figlio di Salomone e della regina di Saba.
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Michele Lipori
Redazione Confronti