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Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia 2021

di Michele Lipori

di Michele Lipori. Redazione Confronti

La Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia è nata nel 2004 per fare opera di sensibilizzazione sulla violenza e la discriminazione subite da lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, intersessuali e tutte le altre persone con orientamenti sessuali, identità o espressioni di genere non binarie. 

La data del 17 maggio è stata scelta in ricordo della decisione, da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, di declassificare l’omosessualità come disturbo mentale, avvenuto proprio in questa data nel 1990.

La declassificazione da parte dell’Oms è stato solo l’ultima tappa di un lungo percorso. Già nel 1974 l’omosessualità era stata cancellata dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali dell’American Psychiatric Association. Nella prima versione del manuale (risalente al 1952) l’omosessualità era considerata una condizione psicopatologica classificabile tra i disturbi sociopatici di personalità. Successivamente, nel 1968, era stata poi considerata una deviazione sessuale, similmente alla pedofilia, da catalogare tra i disturbi mentali non psicotici. 

L’Unione europea ha istituito ufficialmente la giornata contro l’omofobia sul suo territorio nel 2007. Dal 2009 la campagna si concentra soprattutto sulla transfobia, esplicitando fin nel nome questa attenzione alla questione della violenza contro le persone transgender. L’esplicito riferimento alla bifobia risale, invece al 2015.

Le manifestazioni per il 17 maggio si celebrano in più di 130 Paesi, inclusi alcuni dei 73 Paesi in cui l’omosessualità è illegale.

Ogni anno si riportano migliaia di iniziative, grandi e piccole, in tutto il mondo. L’hashtag ufficiale per seguire gli eventi di quest’anno è #IDAHOBIT2021 e il tema della campagna di quest’anno è “Together: Resisting, Supporting, Healing!”.

La discriminazione nel mondo

Secondo la Ong Human Rights Watch sono almeno 69 i Paesi che ancora oggi hanno leggi che criminalizzano le relazioni omosessuali tra adulti consenzienti. Inoltre, in almeno nove Paesi esistono leggi che criminalizzano in particolare le persone transgender e non binarie.

Nel 2021 gli ultimi Paesi ad aver depenalizzato l’attività sessuale tra persone dello stesso sesso sono stati il Buthan e l’Angola (uno dei pochi Paesi africani ad avere una legislazione a protezione delle persone Lgbtiq+). 

Nessun Paese europeo ha una legge esplicitamente contro l’omosessualità. L’ultimo Paese in Europa ad avere una legge in tal senso è stato Cipro del Nord (riconosciuto solo dalla Turchia), ma l’ha poi abrogata nel gennaio del 2014.

Tuttavia, è bene ricordare che 

  • in Russia è stata emanata nel 2013 una legge anti “propaganda gay” che proibisce qualsiasi menzione positiva dell’omosessualità in presenza di minori, anche online;
  • in Lituania è stata varata una legge simile nel 2015 e sta valutando di adottarne un’altra che imporrebbe multe per qualsiasi esibizione pubblica che “sfidi i valori familiari tradizionali”.

Inoltre:

  • L’Ucraina fra il 2012 e il 2013 stava prendendo in considerazione di adottare delle leggi in tale direzione, ma al momento non ha proceduto in tal senso;
  • la Moldavia, ha adottato una legge simile, per poi abrogarla nel 2013;
  • La Bielorussia stava discutendo una legge simile all’inizio del 2016;
  • La Polonia istituisce nel 2019 le cosiddette “zone libere dall’ideologia Lgbt” (Lgbt free zones), ovvero aree (municipi o intere regioni-voivodati) che si sono autodichiarate ostili all’ “ideologia Lgbt” in cui sono bandite marce dell’uguaglianza e altri eventi che supportano la causa di persone Lgbtiq+. A giugno 2020, oltre cento municipalità (circa un terzo del totale), e cinque voivodati hanno adottato risoluzioni che le rendono “zone libere da Lgbt”.

Inoltre, come rilevato dal report annuale 2021 di Ilga-Europe, la pandemia di Covid-19 e le sue conseguenze hanno evidenziato le difficoltà di cui fanno esperienza le persone Lgbtiq+ che vivono in Europa e Asia centrale. Nel report viene evidenziato un netto aumento degli abusi e dell’incitamento all’odio contro le persone Lgbtiq+; ma anche il disagio di molte persone Lgbtiq+ che – al mutare delle condizioni economiche – sono state costrette a tornare in situazioni familiari e comunitarie ostili. A tal proposito le organizzazioni che si occupano dei diritti delle persone Lgbtiq+ hanno dovuto riorientare le proprie attività verso la fornitura di beni di prima necessità come cibo e riparo, dato che molti governi escludono queste persone dai loro pacchetti di aiuti. 

In Italia

Continua a suscitare grandi e aspre discussioni il Ddl Zan (approvato il 4 novembre 2020 in testo unificato e trasmesso al Senato), che – qualora fosse approvato – tra i provvedimenti previsti annovera la reclusione fino a 18 mesi o una multa fino a 6.000 euro per chi commette atti di discriminazione legati a sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere, disabilità; nonché il carcere da 6 mesi a 4 anni per chi commette o istiga a commettere violenza per gli stessi motivi.

L’indagine Eurispes del luglio 2020 ha mostrato che, per quanto concerne la tutela giuridica alle coppie di fatto, si è registrata una netta maggioranza di consensi con il 67,8% degli italiani favorevoli. Gli/le italiani/e mostrano, rispetto al passato,una maggiore  apertura verso le questioni legate all’omosessualità e, a tal proposito, si vedano i dati relativi alla possibilità di contrarre matrimonio fra persone dello stesso sesso e all’adozione. La prima è accettata dal 59,5% del campione, registrando un aumento considerevole soprattutto rispetto ai risultati ottenuti dal sondaggio del 2015, quando i favorevoli raggiungevano il 40,8% di consensi. La possibilità di adozione anche per le coppie omosessuali è vista favorevolmente dal 42% dei/delle rispondenti.

Ciononostante, nel 2020 l’Arcigay ha documentato 138 episodi legati a crimini di odio e discriminazioni ai danni di persone Lgbtiq+, dei quali 74 avvenuti nel Nord Italia, 30 al Centro, 21 al Sud e 13 nelle Isole. 32 vicende hanno a che fare con vere e proprie aggressioni, 13 sono adescamenti a scopo di rapina, ricatto o estorsione, 9 sono violenze familiari, 31 sono discriminazioni o insulti in luoghi pubblici, 17 sono scritte infamanti su muri, auto, abitazioni, 25 sono episodi di hate speech e di incitazione all’odio, online e offline, scatenati da esponenti politici, gruppi, movimenti.

A maggio 2019 sono stati pubblicati i risultati del primo sondaggio a livello europeo sulla discriminazione, basato sull’orientamento sessuale e identità di genere nello sport. Lo studio ha rilevato che il livello di omofobia e la transfobia nello sport sono superiori in Italia rispetto alla media degli altri Paesi in Europa.

L’indagine Eurobarometro a cura della Commissione europea, pubblicata a settembre 2019, ha rilevato che in Italia solo il 68% delle persone, in materia di diritti di coppia, ritiene che le persone lesbiche, gay e bisessuali dovrebbero essere in situazione paritaria rispetto a quelle eterosessuali. La percentuale scende al 43% rispetto al riconoscimento legale dell’identità di genere per le persone trans e al 37% riguardo la possibilità un “terzo genere” sui documenti pubblici. Riguardo l’accettazione di persone Lgbtiq+ in politica o sul posto di lavoro, in Italia si sono dichiarati/e favorevoli favorevoli il 55% e il 62%. Un dato che mostra come l’Italia continui a essere al di sotto della media europea in termini di accettazione sociale delle persone Lgbtiq+.

Ph. © Gayatri Malhotra/CopyLeft

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