di Fulvio Ferrario. Professore di Teologia dogmatica presso la Facoltà valdese di teologia di Roma.
Esistono temi politico-sociali che sono considerati di chiara competenza delle Chiese, ma la “politicità” del messaggio evangelico è in gioco anche su un altro piano, più profondo. Una carica politica indiretta, dunque, ma fortissima che non a caso le varie dittature del mondo cercano in qualche modo di arginare.
Che il messaggio predicato dalle Chiese abbia, o dovrebbe avere, conseguenze politiche è affermazione ovvia. Essa è però soggetta ad almeno due possibili interpretazioni.
La più immediata. Esistono temi politico-sociali che, per la loro natura, sono considerati di chiara, benché, ovviamente, non esclusiva, competenza di queste ultime. Guardando alla situazione europea occidentale (limitarsi all’Italia vorrebbe dire restringere il campo d’interesse alla Chiesa cattolica, se non altro per ragioni di impatto sociale), individuerei quattro aree di interesse.
a) Migrazioni: i vertici ecclesiali sono molto impegnati in una direzione che non è quella della maggioranza della popolazione, compresi i loro membri.
b) La pace: un tema centralissimo, che vede l’eterno, e forse inevitabile, riprodursi dello scontro tra coloro che ritengono in definitiva illegittimo il ricorso allo strumento militare e quanti, invece, lo considerano, almeno in linea di principio, necessario.
c) L’ambiente: tema sempre a rischio di proclami impossibili da respingere, ma altrettanto sterili (e che a volte esattamente per tale ragione ricevono applausi a buon mercato e non proprio disinteressati); tema, in ogni caso, urgente quanto migrazioni e pace e a essi intrecciato.
d) I “diritti”, come spesso vengono indicati. La Chiesa cattolica interviene frequentemente in modo deciso su questioni di interesse etico, invocando, in alcuni Paesi non senza successo, una sorta di copertura legislativa ad alcune delle proprie posizioni etiche (fase iniziale e terminale della vita, ostruzionismo nei confronti del riconoscimento di diritti di persone o coppie omoaffettive, o della lotta legislativa all’omofobia; finanziamento della scuola privata); le Chiese evangeliche conducono, più o meno sugli stessi temi, una riflessione marcatamente diversa, qualche volta associandosi a posizioni “laiciste” senza preoccuparsi troppo di motivare i propri orientamenti a partire dalla fede in Gesù Cristo.
Naturalmente non mancano mai, nelle prese di posizione ecclesiastiche, appelli alla libertà e alla giustizia. In un tempo nel quale diversi Paesi europei sono governati dalla Destra, forse sarebbe utile essere un po’ più circostanziati in fatto di giustizia, non nel senso di proporre programmi di politica economica, ma indicando con chiarezza le priorità.
Non ci può essere giustizia senza i servizi per la popolazione; i servizi vengono finanziati essenzialmente dalla fiscalità; il carattere progressivo dell’imposizione fiscale costituisce un elementare criterio di equità e anche di democrazia; l’evasione e l’elusione fiscale sono un attentato alla convivenza civile e l’ideologia del “meno tasse per tutti” è un modo come un altro per impoverire i più poveri e arricchire i più ricchi.
Non c’è bisogno di essere profeti per prevedere che il tema assumerà una rilevanza ancora maggiore di quella che detiene da sempre, e ogni discorso sulla giustizia che ne prescinda resterà aria fritta. L’interesse ecclesiale per questi temi è, nel suo insieme, parte di ciò che si suole chiamare “teologia pubblica”.
La “politicità” del messaggio evangelico, tuttavia, è in gioco anche su un altro piano, più profondo. Esso è indicato con forza dal fatto che Gesù, pur non essendo un agitatore politico, è stato ucciso come tale dall’autorità romana; e dal fatto che nei primi secoli i cristiani e le cristiane, pur essendo, nell’insieme, piuttosto apolitici, sono stati uccisi a centinaia in quanto politicamente poco affidabili.
Il messaggio biblico (Dio ha creato il mondo, lo mantiene in essere nonostante il peccato, si rende presente in esso in Gesù Cristo, morto e risorto, e propone a donne e uomini una vita buona e piena, che viene sostenuta da Dio anche nella morte e oltre; e tutto il resto) ha una carica politica indiretta, ma fortissima: spesso la Chiesa non se ne rende conto, ma il potere sì, basta chiedere a Xi Jinping, ad esempio.
In fondo, “teologia pubblica” fondamentale è un buon catechismo, che sappia raccontare la storia di Israele e di Gesù. E infatti, da che mondo è mondo le dittature raccontano che “la religione è una faccenda privata”. Ci sarà il suo bel perché.
Foto © Josh Eckstein via Unsplash
Fulvio Ferrario
Professore di Teologia dogmatica presso la Facoltà valdese di teologia di Roma